Grondare

gron-dà-re (io grón-do)

Significato Cadere da una gronda; sgocciolare abbondantemente; essere madido o zuppo di un liquido che scende copiosamente; figuratamente, essere impregnato, traboccare; come transitivo, sgocciolare, emettere a gocce

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo grunda, che è dal latino classico suggrunda ‘gronda, cornicione’, di origine oscura.

Questa parola è di un genere peculiare e magnifico: estende in spazi figurati vasti e liberi un elemento architettonico preciso. Cosa da nulla, ma se ci meravigliamo spesso per le ampie concettualizzazioni invitate dagli elementi naturali, è splendido notare come anche le antiche intuizioni di artefatti architettonici possano diventare luoghi comuni del pensiero.

La gronda è la parte del tetto che sporge dal corpo dell’edificio; proietta l’acqua piovana oltre il filo del muro, che così resta protetto e asciutto. Chiamiamo gronda, o più spesso grondaia, la canalina che raccoglie sensatamente quest’acqua. Ebbene, la storia di questo termine è notevole, perché se nella forma italiana ‘gronda’ l’attestazione è del Trecento inoltrato, il medioevo echeggia del latino grunda fin dall’VIII secolo. Si tratta però di un esito tardo dell’evoluzione del termine del latino classico suggrunda, che invece si trova già in Vitruvio, il primo grande teorico dell’architettura, vissuto nel I secolo a.C. — era già un termine tecnico. Da dove salti fuori questo suggrunda, nessuno lo sa con precisione, anche se ci sono sporadiche corrispondenze con parole di lingue dell’Europa settentrionale e orientale (come nel russo grjadà).

Naturalmente il grondare (intransitivo e transitivo) è in primis il cadere da una gronda. Gronda l’acqua con grande fragore durante lo scroscio. Ma si estende subito a ciò che sgocciola abbondantemente e non è un tetto: entro in casa che grondo acqua dai vestiti e dai capelli, l’acqua gronda copiosa e musicale dall’ombrello, dal costume quando esco dal mare, dai panni non centrifugati. Ma si può anche superare la pioggia, l’acqua: fa un caldo torrido e grondi sudore. E ampliando ancora il respiro dell’immagine, ordiniamo un babà che gronda rum, denunciamo una decisione politica che gronda di sangue.

Ed ecco, qui arriviamo alla frontiera attuale di questa parola, ancora poco accolta dai dizionari ma di uso ormai comunissimo: il grondare diventa l’essere impregnato, il traboccare, riferito a un carattere posseduto in quantità tale che idealmente gocciola, sversa, gronda. L’appunto tagliente gronda sarcasmo, l’aneddoto gronda ilarità, e della persona che ci attrae irresistibilmente diciamo che gronda fascino.

Un verbo quotidiano e monumentale, pesante nel suono e per le prime piovose immagini che porta (cupo e noto come l’aggrondato), capace di parlare a ogni senso: accosta plasticamente ciò che gronda, ciò da cui gronda qualcosa alla massa immobile di un edificio, in un croscio bianco, in un odore di piovasco, componendo tanti tocchi di gocce.

Parola pubblicata il 06 Agosto 2020