Turpiloquio

tur-pi-lò-quio

Significato Linguaggio osceno, triviale; il parlare in maniera oscena, triviale

Etimologia voce dotta recuperata dal latino ecclesiastico turpiloquium, composto da turpis ‘turpe’ e loqui ‘parlare’.

Non solo questa parola, grazie alla sua ricercatezza, è una risorsa straordinaria per circoscrivere e segnare la distanza rispetto a ciò che descrive (cioè il linguaggio triviale, e la sua applicazione). È anche pronta a raccontarci come la sua storia sia in effetti un percorso di emancipazione, in cui è diventata via via più disinvolta e letteraria.

Ora, non credo saranno molte persone a stupirsi del fatto che le prime attestazioni del latino turpiloquium siano in effetti rinvenute in autori cristiani, nel latino ecclesiastico. Nientemeno che un ‘parlare turpe’ — meravigliosamente qualificato in un connubio di deformità ripugnante e vergognosa oscenità, in cui il laido si sposa al disonesto. Non sembrerebbero solo parolacce e motti triviali, così.

Il fatto curioso è che il turpiloquium in italiano viene adattato in turpiloquio (o torpiloquio) già a partire dal Trecento, ma è un prestito che resta a lungo confinato in discorsi morali di tenore religioso, tanto da essere spesso considerato in coppia con la bestemmia. Usi prettamente secolari di questo termine restano rari per molto tempo. Poi, timidamente, specie dalla seconda metà dell’Ottocento, il turpiloquio inizia a perdere rigidità, e assume un’importanza più tornita anche agli occhi dei tutori dell’ordine pubblico, e perfino dei freniatri, alienisti e simili primi studiosi di malattie mentali.

Nel Novecento iniziamo a trovarlo nella letteratura comune, e oggi i discorsi in cui tiriamo in ballo il termine ‘turpiloquio’ sono variegati e disinvolti. È un termine secolarizzato, che si fa spazio in maniera versatile sia in discorsi sussiegosi sia in discorsi ironici, sia considerandolo come linguaggio osceno in sé, sia come atto in cui viene impiegato: ci si lamenterà alla fermata dell’autobus del turpiloquio dei giovani di oggi, si noterà il delicato turpiloquio di fondo della televisione, così come si inviterà lo zio a contenere il turpiloquio almeno durante lo scambio delle promesse.

La sua forza sta nella sua pittoresca lucidità, in quel fascino speciale e dominante che hanno le parole alte che indicano il basso. Poi di letteralmente turpe non gli resta molto, per il nostro giudizio comune, nessuno si fa venire in mente immagini di immoralità sfigurata: il turpiloquio è solo un linguaggio triviale, osceno, indecente e vergognoso, e un simile parlare. Niente di grave.

Parola pubblicata il 17 Settembre 2020