Andragogia

an-dra-go-gì-a

Significato Disciplina che studia l’educazione degli adulti

Etimologia composto dagli elementi greci andr(o)- ‘uomo’ e dal secondo di (ped)agogia, voce dotta recuperata dal greco paidagogía, da paidagogós ‘pedagogo, precettore’, ma propriamente ‘servo che accompagna i fanciulli’, composto di paîs paidós ‘fanciullo’ e ágo ‘condurre’.

  • «La chiama 'andragogia', ma è sempre 'pedagogia'.»

Tu vo’ fa’ ‘o grec ma si’ nato in USA. Oggi parliamo di una parola che si usa con gran tono — e che quindi ha il potere di farci sentire nella più tetra ignoranza — ma che è costruita e pensata proprio male, con intenti e metodi approssimativi.

Intendiamoci bene. Il greco è ancora una lingua potentissima. Ha una vocazione internazionale pari o superiore a quella del latino, e i suoi elementi sono ancora ricercati in gran parte del mondo, per dar forma di parola a pensieri nuovi — una forma greca che peraltro poi è facilissima da adattare in italiano: sono millenni che il latino prima e l’italiano poi digeriscono i termini astrusi di questa lingua dirimpettaia. Però ci sono dei però.

Le neoformazioni con elementi greci spesso sono composte con piglio di treenne che gioca col Lego. Per carità, niente di male, è bello e fertile giocare con elementi linguistici per creare qualcosa di diverso e nuovo, e adottare le trovate in cui incappiamo — il punto è che queste cose spesso risultano fatte male, poco adatte a contenere i significati con cui vorremmo farcirle.

Andragogia è una parola del genere. Diffusa in inglese (andragogy, proposto in particolare da Malcolm Knowles, impegnato nel Novecento nella promozione dell’educazione in età adulta) vorrebbe essere giusto la disciplina che studia l’educazione per l’età adulta, in patente contrapposizione alla pedagogia — che s’immagina, a torto, sia l’educazione per l’età fanciulla.

Ovviamente il discorso dell’educazione che continua e si sviluppa anche dopo l’adolescenza è rilevante (un po’ attempato, già, ma rilevante): non c’è un momento in cui si dovrebbero poter dismettere i panni di persona che si sta educando, e senza dubbio l’educazione in età evolutiva e quella in età adulta hanno problemi e opportunità differenti. Non vogliamo certo dire che il concetto in sé sia ridicolo: è invece cardinale. Il nome trovato lo è.

Sostituisce l’elemento storico pedo- che deriva dal greco paîs paidós, ‘fanciullo’, con l’elemento andr(o)-, derivato dal greco anér andrós, ‘uomo’. Non ‘adulto’ (che sarebbe téleios), e nemmeno un ‘essere umano’ (che sarebbe ánthropos): proprio ‘uomo’, termine di genere. Anche se l’andragogia viene pretesa quale disciplina dell’educazione in età adulta, alla lettera è la disciplina dell’educazione dei maschi adulti. Un termine parecchio preciso: ogni grecista, fine e meno fine, s’immagina che possa magari avere come oggetto la divulgazione di quanto sia importante l’esplorazione digitale della prostata.

La prima cosa che c’insegna questa parola è quindi che ci possiamo domandare se una parola nuova è costruita bene — quelle abborracciate vanno riconosciute, non sono un buon segno. La seconda è l’importanza del guardarci intorno, perché è molto probabile che ciò che cerchiamo esista già.

La ‘pedagogia’ non è intesa come disciplina dell’educazione del fanciullo. Anche se etimologicamente nasce con questa prospettiva, è la disciplina dell’educazione nel senso più ampio, che abbraccia l’intero corso della vita, in modo continuo, non discreto. Per fare un esempio eccellente, la pedagogia socratica si rivolgeva a cittadini adulti.
Certo, si può voler marcare un sottoinsieme della disciplina pedagogica, in riferimento netto alle caratteristiche pratiche di educazione dell’età adulta — perché cambia il modo in cui ogni discente vive il suo coinvolgimento, la sua motivazione, il suo percorso. Ma non si deve pensare che la pedagogia faccia qualcosa che con questo non c’entra già.

È più probabile che il riferimento all’andragogia goda di un certo successo proprio perché sottende che «non siamo mica bambini, noi, non pensiate che qualcuno voglia sminuirvi, è roba seria, da grandi»: un passo con piede di piombo, che anticipa tutta la diffidenza che ci si aspetta di trovare da parte di gente adulta a cui è fatta la bizzarra richiesta (o data la bizzarra opportunità) di proseguire la propria educazione — come se, ahi ahi, avesse il moccio al naso.

Ma se proprio vogliamo esagerare e darci un tono con un nome greco, teleiagogia? Il primo è un elemento meno facile di andro-, però magari ci permette di non fare la figura di chi non sa aprire un dizionario — figura che quando si discetta di educazione è particolarmente raccomandabile non fare.

Parola pubblicata il 22 Aprile 2023