Ascoliasmo

a-sco-lià-smo

Significato Gioco dell’antichità greca e romana, che consisteva nello stare in equilibrio su un otre gonfiato

Etimologia dal greco askoliasmós, probabilmente derivato del verbo askoliázein ’saltare su un otre’, da askós, ’otre’.

Questa parola sembra proprio uno di quei termini specifici che nessuno userà mai. E in effetti è un termine davvero molto specifico, che non useremo né al mercato né alla riunione – ma le parole non sono importanti solo quando si usano. Riescono a individuare i fili della realtà: anche quando non si possono spendere al colloquio di lavoro, nella relazione scritta, nella perorazione appassionata, riescono ad arricchire la trama del nostro mondo distinguendo dal viluppo dell’esperienza alcune continuità, sfilando uno stelo distinto dal pagliaio confuso. E poi questa è fantastica.

L’ascoliasmo era un gioco in voga presso quei buontemponi di Greci e di Romani – in particolare un gioco da festa campestre. Consisteva nella gara a chi riusciva a stare per più tempo in piedi (o su un piede solo) in equilibrio su un otre gonfiato, e magari unto – sì, suscita una schietta sorpresa realizzare che anche allora c’era modo di creare dei palloni. Peraltro alcune fonti aggiungono che l’otre poteva essere pieno di vino, premio stesso per il vincitore.

Secondo gli approdi più recenti (non del tutto pacifici) il nome di questo gioco – chiaramente di origine greca, askoliasmós – nasce dal verbo askoliázein ‘saltare su un otre’ (il greco ha un verbo proprio per tutto…). Pianamente sarebbe derivato da askós, ‘otre’; non sarebbe invece, come si trova ancora riportato in modo ricorrente, un derivato diretto del nome delle feste Ascolie, celebrate nella regione di Atene in onore di Dioniso, durante le quali si faceva questo gioco. A dire il vero, c’è chi mette in dubbio la stessa esistenza autonoma di queste Ascolie: è plausibile siano da ricondurre alle Dionisie rurali, feste dicembrine, celebrate dopo la vendemmia, in cui è narrato si facessero giochi del genere – gli otri fatti con le pelli di capri nocivi alle viti.

Il tratto di mondo che l’ascoliasmo individua ha un’immediatezza tale da passare inosservato: la sfida dello lo stare in piedi sulla palla è del tutto intuitiva e spontanea – le serve un nome? E pur lontani dai canoni delle antiche feste di Dioniso, con giovani che danzano in corteo suonando flauti e sfidandosi a giochi bucolici tutti ubriachi, l’ascoliasmo resta una prova semplicemente comune – e non ha perso un bottone di fascino. È quello che tenta il ragazzetto in piazza sul pallone da calcio con sprezzatura, per mettersi in mostra fra i pari; è quello in cui si esibisce l’artista di strada con acrobatica nonchalance; è quello che la personal trainer ti fa vedere per esercitare meglio muscoli e postura, e che poi dovrai fare tu, anche se – già lo sai – ti stamperai per terra.

Non è un nome che serve per esprimersi in maniera faconda. È solo il nome di un filo del reale, che così si rende riconoscibile dalle campagne dell’Attica o dell’Irpinia di venticinque secoli fa, ai cortili e alle palestre sotto casa nostra.

Parola pubblicata il 23 Gennaio 2021