Diegetico

die-gè-ti-co

Significato Che riguarda lo sviluppo di una narrazione

Etimologia voce dotta recuperata dal greco diegetikós ‘narrativo’.

  • «I costumi sono meravigliosi — il problema è tutto diegetico.»

Splendore delle parole difficili che riguardano roba a cui non c’è persona che non sia esposta. Qui siamo nella regione della narrazione.

Pane al pane: si dice diegetico ciò che è proprio dello sviluppo della narrazione. È un aggettivo di uso novecentesco, che si basa sul recupero della voce greca diegetikós, ‘narrativo’. La possiamo usare per qualificare una quantità di elementi strutturali della narrazione — e facendo qualche esempio si capisce subito.

Seguendo il film godiamo di una splendida colonna sonora: ma i personaggi del film non la sentono. A meno che non sia una musica diegetica, come il Terzo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov in Shine, o Johnny B. Goode suonata da Martin McFly in Ritorno al Futuro, o quella del carillon di Per qualche dollaro in più — quando smetterà di suonare, il Colonnello e l’Indio spareranno. (La colonna sonora che i personaggi non sentono e che noi sentiamo è musica extradiegetica.)
Le luci sono essenziali nelle riprese, ma sono una questione tecnica e artistica di enorme discrezione che non sempre interviene nell’intreccio della narrazione: solitamente la luce è una campitura. Invece una luce diegetica fa precisamente parte della narrazione — una torcia incerta impugnata in un sotterraneo, una lampadina che continua a fulminarsi, una finestra aranciata nel buio del giardino.

La narrazione stessa può prendere forma secondo declinazioni diegetiche (caratteri di sviluppo della narrazione) differenti. Ad esempio omodiegetica se chi racconta è parte della storia — come Adso da Melk nel ‘manoscritto’ de Il nome della rosa, o Mattia Pascal nel Fu, o Dante in quel poema là. Eterodiegetica se non ne fa parte — come il misterioso narratore del ‘manoscritto’ de I promessi sposi, o nei casi più classici di narratore terzo e onnisciente.

Ma posso anche parlare di come l’opera soffra d’inconsistenza diegetica, magari a dispetto di ambientazioni molto ricamate, posso parlare delle farragini diegetiche che noto, o di una forte spinta diegetica.
Certo, per contro potrei parlare direttamente di un’inconsistenza, di una farragine o di una spinta narrativa, e lo potrei fare con un’approssimazione buona. Ma il diegetico si stringe precisamente su caratteri ed elementi dello sviluppo interno della narrazione, da un punto di vista che ha senz’altro dello specialistico. Magari intendo condurre un pensiero raffinato, considerando che il conflitto fra personaggi è carente o che passaggi essenziali vengono trascurati, che dei nodi dell’intreccio mettono in stallo la progressione della storia, che il ricorso sapiente ad archetipi accelera e approfondisce uno svolgimento.

Per fare un altro esempio, il tempo diegetico della storia è quello attraverso cui si sviluppa internamente, un torno di ore, un torno di secoli — se parlassi di ‘tempo narrativo’ il concetto si presterebbe a interpretazioni meno univoche, magari intendendo da un punto di vista grammaticale il tempo verbale con cui è presentata la storia. Invece il tempo diegetico si contrappone in maniera trasparente al tempo del discorso, del film e via dicendo, quello impiegato dall’espressione della narrazione, dell’opera, non quello interno dello snodarsi di una storia, in cui i personaggi vivono le loro vicende.

‘Diegetico’ è una parola sofisticata perché si colloca in un discorso che concepisce la narrazione come cosa da analizzare, fatto di studio, complesso di segni. Cioè coglie in una tonalità diversa, in un diverso atteggiamento mentale quelle cose, quei fatti e quei complessi di narrazione che ci circondano naturalmente e in cui spontaneamente viviamo.

Quando sui dizionari troviamo l’equazione diegetico = narrativo, o la sintesi per cui il diegetico attiene allo svolgimento di una narrazione, troviamo dati senz’altro veri, in parte. La difficoltà di questo aggettivo sta nel fatto che richiede di essere posto in un discorso pesato, che vuole condurre un pensiero sul racconto discernendo caratteri ed elementi del suo sviluppo.
Insomma, è un termine con le sue specificità, ma più che discostarsi intrinsecamente dal ‘narrativo’, il suo uso è una dichiarazione di intenti: s’intende ragionare in maniera elevata sulla narrazione.
Che semplicità: l’immediato, osservato meglio, è complesso.

Parola pubblicata il 16 Luglio 2024