Diversità

L'italiano sostenibile

di-ver-si-tà

Significato Condizione di chi o ciò che è diverso; varietà, molteplicità; ciò che distingue due cose o persone; discordanza

Etimologia dal latino diversitas, derivato di diversus, participio passato di divèrtere ‘volgere altrove’, a sua volta da vèrtere ‘volgere’, con prefisso dis- che indica separazione.

  • «È un gruppo con forti diversità d'opinione.»

Che bella famiglia etimologica, quella della diversità — e peraltro spicca proprio in punto di diversità. Il patriarca è il verbo divèrtere, un derivato di vèrtere, ‘volgere’, che ha il significato di ‘rivolgersi altrove’. Il senso continua in maniera evidente nel divorzio, con strade che si separano, e anche nel diversivo, che devia, distoglie, distrae; lo fa in maniera più sottile nel divertire, che distoglie dalle occupazioni e intrattiene. Se ci aggiungiamo la prosapia del fratello quasi gemello devèrtere, incontriamo anche il divergere, il diverticolo, e l’antico ostello detto diversorio. Diversus è participio passato di divèrtere, ed è quindi propriamente ‘volto altrove’. La metafora è formidabile, e ci lascia a domandarci quale possente spirito poetico abbia abitato la gente del passato remoto: la diversità, in quanto molteplicità, varietà, tratto che distingue cose e persone, e anche come contrasto, è letteralmente la qualità di ciò che tende in direzioni diverse.

Rimane un esercizio poetico leggere questa precisa diversità nella gente che ci circonda, che tende, o addirittura si disperde, in forme e caratteri personali divergenti, in adesioni che si stirano in ogni verso di dissenso, in costumi particolari e centrifughi, in desideri curvi o radianti; o leggerla nella biodiversità, in cui piante e animali appaiono come biforcazioni (evolutivamente lo sono davvero, ma la mente poetica di ‘diversità’ lo coglie prima, in modo monocratico), in cui la complessità delle creature che si muovono sotto il sole concorrendo alla vita è una catasta di crocicchi e inforcature d’esistenza; o leggerla nelle diversità che emergono da un’analisi, da uno studio — le obliquità che ci fanno discernere due casi, le incongruenze fra due situazioni che daranno esiti non uguali, le valutazioni di giustizia e di equità che considerano diversamente casi diversi. Insomma, diversità è l’esser bivio.


Perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono le impurezze, e le impurezze delle impurezze: anche nel terreno, come è noto, se ha da essere fertile. Ci vuole il dissenso, il diverso, il grano di sale e di senape: il fascismo non li vuole, li vieta, e per questo tu non sei fascista; vuole tutti uguali e tu non sei uguale.

Primo Levi, Il sistema periodico

La diversità, per Levi, ha due pregi. In primo luogo, è vera. La realtà è varia e mutevole, per cui apprezzarne la diversità è l’unico modo per esserle fedele, mentre chiuderla in una definizione ideologica è farle violenza. Secondariamente, la diversità è utile: implica fecondità e dinamismo, mentre l’omologazione è mortifera.

In parte questa convinzione gli viene dalle sue origini: Levi era ebreo, perciò il fascismo gli rese inevitabile sentirsi differente e gli instillò il disprezzo per tutte le ideologie che tentassero di eliminare la diversità. Quest’ultima, inoltre, per la tradizione ebraica è un valore; una preghiera, che Levi ricorda in Se non ora, quando?, recita: “Benedetto sii Tu, Signore, che hai variato l’aspetto delle Tue creature”. E in questo Levi si riconosceva perfettamente. I suoi amici erano spesso dissimili da lui, il che li rendeva “ricchi di merci da scambiare, come mercanti che si incontrino provenendo da contrade remote” (Il sistema periodico). Lui stesso poi accoglieva passioni eclettiche, definendosi un “centauro” che unisce in sé nature differenti.

Una di queste passioni, la chimica, fu un’altra grande maestra di amore per la diversità. Anzitutto perché insegna che le reazioni chimiche, vitali per l’esistenza, possono avvenire solo tra elementi diversi, in contesti di contaminazione e instabilità.

Inoltre agire in un laboratorio sviluppa virtù che risultano valide anche nel mondo esterno, come l’arte di distinguere. È facile raggruppare ciò che sembra simile in una categoria pressapochista. In chimica però il quasi-uguale non esiste: le differenze tra due sostanze possono essere minime, ma portare a conseguenze molto distanti. Un buon chimico si dà il tempo necessario per capire le peculiarità di ognuna e per valutare le conseguenze delle proprie azioni sul lungo periodo. Non impone la sua idea sulle cose, le interroga.

Anche per questo chimica e moralismo non vanno d’accordo. Il chimico sa che una qualità può essere presente in infinite sfumature e che una reazione può variare a seconda delle circostanze. Sul piano etico ciò equivale a dire che la maggior parte delle cose non sono bianche o nere, ma abitano in una “zona grigia”.

E se è vero che, per la scienza, le leggi sono importanti, più interessante è ciò che sfugge alle leggi, perché offre un enigma da risolvere o almeno un’occasione per meravigliarsi. Levi conservava un piccolo museo di oggetti sbagliati, scarti di produzione che non avrebbero dovuto esistere; e, allo stesso modo, guardava le persone con un’affettuosa attenzione per tutto ciò che era singolare, anche se imperfetto. Il caso particolare lo intrigava più della categoria.

Tutte queste virtù confluiscono in una dote: la capacità di scorgere nel vecchio i semi del nuovo. Se tutto fosse uniforme non ci sarebbe motivo di pensare che le cose possano cambiare, o che dal male possa nascere il bene. Ma il chimico sa che al mondo non c’è nulla di uniforme; persino la grigia polvere è un miscuglio di spore, germi e “semi assopiti che cresceranno in idee, / ognuno denso di un universo / impreveduto, nuovo, bello e strano.” (Polvere).

Parola pubblicata il 19 Ottobre 2023

L'italiano sostenibile - la Settimana della lingua italiana nel mondo 2023 (Polonia)

Su incarico dell'Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, per la XXIII Settimana della lingua italiana nel mondo, da lunedì 16 a venerdì 20 ottobre vi proponiamo un ciclo di parole che contempla alcuni tagli del tema della sostenibilità ambientale (tema scelto dal Ministero per la Settimana), cercando i concetti che lo compongono nei meandri della nostra letteratura. La trattazione del termine è di Giorgio Moretti, gli approfondimenti letterari di Lucia Masetti.