Centauro

cen-tàu-ro

Significato Creatura mitologica metà uomo e metà cavallo; motociclista

Etimologia voce dotta recuperata dal latino centaurus, a sua volta derivato dal greco kéntauros, di etimo incerto. .

Certe parole attraversano mondi ed epoche distanti tra loro, ma riescono a trovare nuovi sensi e significati, migrando dal mondo della fantasia a quello reale. Centauro è proprio una di queste parole, che arriva fino a noi dall’antica Grecia.

Il centauro è una creatura mitologica. Secondo diversi autori dell’antichità, Centauro (con la ‘C’ maiuscola) fu figlio di Issione, re dei Lapiti (popolazione della Tessaglia), e di Neféle, sosia di Era creata da Zeus; fu il primo di nuova razza in cui si univano due nature: la metà superiore aveva sembianze umane, fino alla vita; dalla vita in giù, invece, aveva dorso, quattro zampe e coda di cavallo. Centauro è quindi capostipite ed eponimo della sua intera razza, che avrebbe popolato l’immaginario collettivo nei millenni a seguire.

Il doppio aspetto del centauro si rispecchia non solo nel fisico, ma anche a livello spirituale. Proprio nella mitologia infatti i centauri vengono alternamente definiti come nobili creature, esseri razionali e ricchi di virtù — come il famoso Chirone, maestro dell’eroe Achille — ma molti altri centauri sono tutt’altro che rassicuranti, dei veri e propri mostri in preda all’ira e alle passioni più basse e riprovevoli, come nel caso di Nesso, il centauro che rapì e tentò di abusare di Deianira, la seconda moglie di Ercole. Selvaggi, animaleschi, ma pur sempre uomini, scorbutici e a volte burberi, ma in grado di insegnare e ispirare le più grandi passioni, così come le peggiori. Proprio in queste caratteristiche risiede la dualità fisica e di carattere dei centauri: a volte razionali come uomini, a volte impetuosi come animali.

Ai nostri giorni i centauri sono personaggi ricorrenti nella letteratura fantasy — dalla saga delle Cronache di Narnia di C. S. Lewis a quella di Harry Potter. di J. K. Rowling — però nessuno rimane particolarmente sorpreso di fronte ad una frase del tipo: “Oggi ho visto un raduno di centauri mentre tornavo a casa”. Questo termine infatti con il tempo è passato ad indicare, specie nel linguaggio sportivo, chi sia in sella a una motocicletta. La figura mitologica del centauro si accosta per analogia a quella del motociclista, che pure sembra essere biforme: la parte superiore è umana, mentre quella inferiore, anziché quattro zoccoli e una coda, ha due ruote e un motore.

Un parallelismo che i motociclisti non hanno disdegnato, vista l’aura mitica: non è raro trovare libri dedicati al mondo della moto che portano come titolo proprio questo termine o il suo etimo greco, kéntauros (la cui origine è un vero mistero). Per un appassionato motociclista non c’è infatti complimento migliore che quello di sentirsi dire di essere tutt’uno con la propria moto. Inoltre, anche da un punto di vista più spirituale, è facile accostare il carattere dei centauri a quello dei motociclisti: selvaggi, amanti dell’avventura, della libertà che solo una corsa in motocicletta può dare, ma anche dei veri e propri ribelli, a volte burberi e a prima vista un po’ rozzi. L’associazione tra i centauri della mitologia e quelli del mondo reale va ben aldilà della semplice immagine.

Interessante è il fatto che il termine può essere volto al femminile in centaur-a o centaur-essa, ma la parola raramente è attestata al femminile per indicare la creatura mitologica. Molto più appropriato invece, è vedere una centaura su una Harley Davidson.

Illustrazione di Celina Elmi.

Parola pubblicata il 09 Febbraio 2021