Diversivo

di-ver-sì-vo

Significato Atto a distrarre, sviare, allontanare; atto che distrae, svia, allontana; divertimento

Etimologia da diversione, voce dotta recuperata dal latino tardo diversio, derivato a sua volta da diversus letteralmente ‘volto altrove’, participio passato di divèrtere ‘volgere in un’altra direzione’, da vertere ‘volgere’ col prefisso dis- che indica separazione.

Nel diversivo si conserva più evidente il significato originario di quel divèrtere latino che ha dato origine a parole fondamentali come ‘divertire’ e ‘diverso’. Presi dalle rappresentazioni dei loro significati (catturati rispettivamente dalla proiezione di svago e differenza), di rado ci fermiamo a figurarci che scaturiscano da un ‘volgere altrove’. Invece nel diversivo questo sviamento resta il fulcro di ciò che immaginiamo.

Sia come aggettivo sia come sostantivo ci racconta qualcosa di atto a distrarre, a sviare, ad allontanare, specie pensato all’interno di un piano strategico. Ormai è un cliché la scena d’azione in cui la squadra eroica deve raggiungere un luogo, salvare qualcuno, sottrarre qualcosa dinanzi a forze ostili preponderanti che non possono essere sconfitte frontalmente: qualcuno della squadra, osservando la situazione preoccupante da un luogo nascosto, mormora «Serve un diversivo» (e con un gioco di sguardi viene fatto intendere a chi toccherà inscenarlo, di solito a elementi matti o recalcitranti). Ma possiamo anche parlare dei fantasiosi diversivi con cui il politico sposta l’attenzione da questioni spinose che lo riguardano, di come attiriamo la festeggiata fuori da casa sua con un diversivo in modo da farle trovare la festa a sorpresa al suo ritorno, del diversivo usato dai rapinatori per far fermare il furgone portavalori. C’è un forte sapore tattico, nel diversivo — forse, proprio anche grazie ai film e alla peculiare lingua dei doppiaggi, che adora questo termine.

Già perché, guardando ai dizionari storici, si ha l’impressione che fino a pochi decenni fa fosse un sapore che al massimo si poteva rinvenire nelle manovre diversive militari, tattiche costruite con falsi obiettivi al fine di dare impressioni errate sulle proprie intenzioni. Altrimenti il diversivo poteva — e può — essere un divertimento, una distrazione, uno scacciapensieri: posso trovare nella lettura un diversivo ai dolori alla gamba, posso impegnarmi in un diversivo da una passione che mi martella in testa, e da piccoli, nei lunghi pomeriggi d’estate, si strizza la fantasia alla ricerca di diversivi alla noia. Qui si tocca bene quel senso di deviazione che ha in noce il divertimento. Ma anche questi sono significati relativamente recenti, ottocenteschi.

Il diversivo, nella nostra lingua, prende precedentemente corpo descrivendo un ‘volgere altrove’ in maniera fisica. Ad esempio come opera idraulica atta ad essere invasa da una piena per rallentarla, come una moderna vasca di laminazione, in cui l’acqua montante (ah-ah-ah) viene divertita. Addirittura, a partire dalle parole trecentesche di ser Zucchero Bencivenni, che traduceva in volgare tomi di scienza medica, anche un nome antico di farmaci o procedure con effetti congestionanti o decongestionanti, che agissero divertendo (che ridere!) gli umori del corpo.

Una parola che non solo ha esteso sempre più i suoi significati, ma lo ha fatto seguendo e maturando un interesse psicologico verso i meccanismi dell’attenzione, in una valle in cui si incontrano divertimento, distrazione e inganno.

Parola pubblicata il 21 Settembre 2020