Enfasi

èn-fa-si

Significato Figura retorica che consiste nel dare particolare rilievo a una parola o a un’espressione; forza, calore ed efficacia nell’esprimersi; ampollosità, esagerazione retorica

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo émphasis, prestito dal greco, e derivato di empháinein ‘esibire’, letteralmente ‘mostrare dentro’, perché derivato di pháinein, ‘mostrare’, col prefisso en- ‘dentro’.

  • «Che enfasi ci mette nella lettura! Magnifico! Forse un po' troppa...»

Quello dell’enfasi è un tratto che accompagna i discorsi nostri e altrui, e in un certo senso riassume ed esemplifica l’intero uso retorico: può ottenere dei risultati precisi e dirompenti oppure risultati goffi e bolsi, a seconda dei casi.

Spesso ci basta una concezione dell’enfasi abbastanza generica e volatile, frutto di concezioni varianti nello spazio e nel tempo, e per ritrovare il suo centro giova ricercare il suo nocciolo di significato originario, che in effetti appartiene al lessico tecnico della retorica.

Il latino mutua il suo émphasis dal greco, in cui ha il significato primo di ‘espressività’. Notiamo che si tratta dell’ennesimo derivato del verbo pháinein, ‘mostrare’, qui col prefisso en- ‘dentro’: con immagine poetica, l’empháinein ‘mostra dentro’ una parola, un’accezione — la squaderna ed evidenzia in un insieme, in un fluire, fra le righe. Di solito è la voce che serve a questa dimostrazione — e ci accompagna al centro dell’accezione più tecnica dell’enfasi, quella di figura retorica.

Una parola può essere caricata di un tono che ne seleziona il significato, con implicazioni ulteriori rispetto a un senso letterale stretto: nel grave frangente l’affermazione «Noi siamo fiorentini!» (ma funzionerebbe con qualunque altra città con qualche pretesa) non vuole essere un’informazione sulla residenza o sulla nascita, ma sottendere qualche qualità pensata come condivisa dalla cultura della cittadinanza — resistenza, coraggio e via dicendo.
Se ti chiedo come sta andando con il tuo amico, probabilmente non intendo indicare una persona a cui ti lega un sentimento di pia amicizia, ma magari mi voglio riferire alla torbida liaison che state iniziando a intrattenere clandestinamente.
E se parliamo della correttezza di un’impresa e delle sue concorrenti, magari voglio alludere a una qualche forma di collaborazione segreta e illecita.

Questo è propriamente il nucleo dell’enfasi — una marcatura che comunica qualcosa di obliquo. Una marcatura elegante e forte, perché muove le idee nella testa di chi ascolta, fa fare salti semantici, determina partecipazione. Peraltro ‘enfasi’ indica anche quegli stili tipografici usati per dare risalto a una parola, come corsivi e grassetti. Ad ogni modo questo nucleo nell’uso si dirama in maniera molto interessante.

L’enfasi diventa da un lato nientepopodimeno che l’esagerazione retorica stessa — pensiamo all’enfasi ampollosa di certi proclami politici, all’enfasi vittimista con cui la vicina di casa racconta il minimo torto che pretende di aver subito, all’enfasi interessata con cui lo zio tesse le lodi del suo amico vinattiere.

Dall’altro, è in effetti la stessa forza espressiva, una calorosa efficacia nell’esprimersi. Ci colpisce l’enfasi del discorso dritto prodotto da un comitato studentesco, rispondiamo con enfasi appassionata alle critiche che riceviamo, e nel recitare la poesia mettiamo la giusta enfasi.

L’enfasi diventa anche il rilievo tout-court — come quando vogliamo dare enfasi alla partecipazione di una persona allo spettacolo, a un ingrediente della ricetta, a una disciplina nel concorso: si tratta di un uso maturato nell’inglese emphasis, ed entrato anche da noi. Sorte delle parole internazionali, scambiarsi accezioni.

‘Enfasi’ è davvero una parola centrale: è un primo cardine naturale della retorica, e ne resta misura nel bene e nel male.

Parola pubblicata il 02 Luglio 2022