Esulcerare

e-sul-ce-rà-re (io e-sùl-ce-ro)

Significato Provocare un’ulcera, piagare; esacerbare, irritare aspramente, addolorare

Etimologia voce dotta recuperata dal latino exulcerare, composto parasintetico di ùlcera, neutro plurale di ulcus ‘piaga’.

  • «Le tue domande mi esulcerano.»

È una parola che non promette grandi gradevolezze, si direbbe — però insiste su un ambito di significato che evidentemente ci sta particolarmente a cuore, perché abbiamo una batteria notevole di parole ed espressioni per dargli forma, dal registro più aulico al più triviale. In particolare siamo in quella valle amena in cui dirocciano l’irritare aspramente, l’amareggiare, il ferire, l’addolorare. Che bellezza.

Si nota subito che la base dell’esulcerare ha la simpatia dell’ulcera, termine reinterpretato come singolare femminile ma che in latino era un neutro plurale di ulcus (‘piaga’) — e in effetti, anche se per antonomasia l’ulcera è quella gastrica, in generale è una piaga di pelle o mucose che guarisce poco bene.

Già l’ulcerare ha la prospettiva dolorosa del ledere con un’ulcera (come quando diciamo che una sostanza ci ha ulcerato la pelle); qui però vogliamo considerare l’esulcerare, che è preso in prestito direttamente dal latino exulcerare, un composto parasintetico (ne avevamo riparlato coi prefissoidi) di ulcus, col prefisso ex-, che qui probabilmente non ci vuole aprire l’ulcera indicando un ‘fuori’, ma vuole avere il senso meno comune di un ‘completamente’, e cioè intende rafforzare, intensificare l’azione.

Ovviamente l’exulcerare, e l’esulcerare in quanto recupero dotto, hanno anche e primariamente un significato concreto: sono dei piagari — ad esempio si esulcera la feritina da nulla che stuzzichiamo. Ma l’esulcerare richiama subito anche una dimensione figurativa. Non è un ferire violento e profondo, un colpo, un taglio, non una sensazione improvvisa: l’esulcerare comunica come un’irritazione dolorosa e amara laceri nel tempo, anche con una certa superficialità, e si trascini. Questo è un tratto caratteristico ed eccezionalmente comunicativo dell’esulcerare.

Se nella nostra mente prende forma una realizzazione esulcerante, ci rode, rimorde e fa male, se troviamo esulcerante lo spettacolo a teatro, a stento riusciremo a non alzarci dalla sedia, se alla nostra amica confessiamo il segreto che ci esulcera, l’esasperazione aveva raggiunto il parossismo.

L’esasperare, l’esacerbare, che sono sinonimi relativamente prossimi (anche con quella funzione del prefisso ex- in comune), hanno riferimenti che sono sensoriali, ma più generici e non necessariamente sgradevoli — l’aspro, l’acerbo: l’esulcerare invece rimanda alla sensazione di un’esperienza comune estremamente precisa, e quindi anche la via che conduce ai suoi riflessi sulla psiche e sul sentimento è spalancata. Il suo essere ora un inasprire, ora un provocare dolore intenso, ora un irritare in modo insostenibile, ora un ferire non letale ma amaro, dà all’esulcerare una ricchezza formidabile, e un’immediatezza che è oro, specie se posseduta da parole così ricercate. Certo, ha un tratto crudo e scoperto, ma non di rado ci vuole.

Parola pubblicata il 13 Agosto 2023