Parossismo

pa-ros-sì-smo

Significato Massima intensità; esasperazione violenta; in medicina, fase di massima intensità dei sintomi; in geologia, fase più violenta di un’eruzione vulcanica

Etimologia voce dotta recuperata dal greco paroxysmós ‘eccitamento, esasperazione’, derivato di paroxýno ‘irritare, esasperare’, da oxýno ‘inasprire’, derivato di oxýs ‘acuto, aspro’, col prefisso para- ‘presso, vicino’.

  • «Al parossismo del conflitto, il protagonista perdona.»

Questa parola, di quell’eleganza coperta e spigolosa tipica dei grecismi, ha maturato un significato ampio e versatile, per cui rappresenta una risorsa estremamente importante; e però lo ha fatto per induzione, a partire da un significato scientifico esatto, proprio della medicina.

Recuperato direttamente dal greco, con ortografie diverse fra la seconda metà del Trecento e il Cinquecento, testimonia la fame di greco che la medicina ha sempre avuto — inseguendo tradizione, specificità e insieme novità. ‘Parossismo’ è un derivato dal greco paroxysmós, nientemeno che l’esasperazione, l’esacerbazione, l’eccitamento — indicando, alla lettera degli elementi che lo compongono, il presso l’acuto, la prossimità del taglio, della punta, l’aspro estremo. In questo lessico il parossismo è la fase del processo morboso in cui i sintomi sono più violenti, più acuti, in cui è massima la loro intensità: parliamo del parossismo di una febbre, dei farmaci che si possono somministrare durante il parossismo, di un parossismo convulsivo. L’immagine della situazione, come apprezziamo, è molto forte.

Passano secoli rimane un termine medico: solo nella seconda metà dell’Ottocento il parossismo si estende — e lo fa anche in altre scienze, come in geologia, dove passa a indicare, col parossismo vulcanico, il picco di un’eruzione vulcanica, specie esplosiva, con grande espulsione di materiale piroclastico e colate laviche, oltre che la fase più intensa del corrugamento di una catena montuosa se parliamo di parossismo tettonico.

Ma fuor di scienza, il parossismo prende un respiro amplissimo. Diventa in genere il momento, la situazione, il grado di massima intensità, di esasperazione violenta: rimembra gli usi icastici della medicina, e ci apparecchia i parossismi d’odio in cui la vicina di casa ci lancia il malocchio, il parossismo della tragedia teatrale, il parossismo della rivolta, il parossismo di piacere dello zio quando assaggia un grand cru.

Certo, potremmo notare che non si distingue troppo dall’acme — ma cerchiamo di sentirlo bene, questo parossismo: l’acme è appuntita, scontornata, astratta, mentre il parossismo si fonda sull’eloquenza di una sensazione del corpo. E si prende spazio, in un plateau di forza che non è una vetta acuminata, ma può accogliere un’intera situazione. La crisi, poi, ha una connotazione troppo univocamente negativa, mentre il parossismo, pur in un’intensità che lascia ben poco di temperato, ha un taglio che si presta anche ad essere apprezzato — pensiamo al parossismo dell’ultimo game della partita a tennis.

Individuare un grado di parossismo, chiamandolo con questo nome, ha un effetto di innalzamento del tono della frase che rende giustizia all’estremità del caso. E anche se gli elementi greci che gli danno forma non sono perspicui, il suo modo di essere serio e ingombrante ne rende il tono davvero univoco.

Parola pubblicata il 26 Aprile 2023