Fiasco
Italianismi
[fià-sco]
Significato Insostenibile fallimento; recipiente di vetro o di paglia intrecciata per contenere liquidi
Etimologia dal latino tardo flasco, dal germanico flasko (probabilmente gotico).
- «L'esordio al cinema di quell'attore fu un fiasco memorabile.»
Parola pubblicata il 27 Ottobre 2025
Italianismi - con Giada Aramu
Molte parole italiane sono state adottate in lingue straniere. Sono gli italianismi, che ci raccontano la peculiare forma del prestigio della lingua italiana (parla un sacco di cucina, ma non solo). Con Giada Aramu, docente di italiano come lingua seconda, un lunedì su due esploreremo questo arcipelago di parole che non sono più soltanto nostre.
Che il fiasco sia una bottiglia toscana panciuta e vestita di paglia lo sappiamo tutti: la sua forma caratteristica evoca, da sempre, e nella mente di noi italiani, l'immagine di cantine impolverate, osterie tradizionali, tavolate chiassose e grosse risate. Un fiasco è un oggetto caro alla tradizione popolare italiana ma anche una disfatta o, per essere più chiari, un vero e proprio disastro! Ma il vero fascino di questa parola non sta solo nella sua evoluzione da recipiente a fallimento, bensì nella sua straordinaria capacità di superare i confini, diventando il termine universale per indicare un disastro completo.
È spesso ricordato che l'uso figurato dell’italianismo fiasco per indicare un fallimento clamoroso affonda le radici nella tradizione teatrale italiana. Varie versioni che si avvicendano ci riportano ai palcoscenici del teatro dell'arte, a casi come quello di un celebre comico fiorentino che, si dice, portasse sempre in scena un fiasco nelle sue esibizioni. Un giorno, durante uno spettacolo andato male, il comico, frustrato per non aver fatto ridere il pubblico, esclamò in modo pittoresco che avrebbe appeso il fiasco, rinunciando alla sua performance e attribuendo al fiasco il ruolo di capro espiatorio per il suo insuccesso. Ma è più che plausibile che questo genere di aneddoti sia stato reimmaginato a posteriori — e che il nesso col fiasco sia quello, semplice, fra il recipiente vuoto e l’andare a vuoto dell’esibizione.
Ad ogni modo, la locuzione italiana fare fiasco è migrata oltre le Alpi, consacrando il suo successo internazionale e dando un nome ai disastri di altri poveri sfortunati quasi a voler dire: il fallimento è un linguaggio universale.
La prima lingua d’adozione è stata il francese che ha adottato faire fiasco nel XIX secolo trasformandolo in una formula per definire l'insuccesso totale. A sua volta, l'inglese ha adottato il termine, mantenendone la grafia e la pronuncia originali. Lo stesso vale per il tedesco fiasko, lo spagnolo fiasco, il portoghese, il russo e molte altre lingue. Oggi, l'impronta di questa parola italiana è ovunque: se i media di New York titolano che un vertice diplomatico è stato un fiasco, o i giornali tedeschi denunciano un fiasko finanziario, stanno attingendo a quella stessa radice italiana che mescola l'immagine della bottiglia povera e artigianale alla disfatta più ignominiosa.
Quando, dunque, si parla di un fiasco in un contesto internazionale — che si tratti di una missione politica, di un lancio di prodotto o di un evento sportivo — non si sta utilizzando solo una parola aulica: si sta impiegando un termine che porta con sé un'eco di teatralità, un'allusione alla rottura spettacolare, all'insuccesso pubblico e farsesco. Il fiasco non è una semplice sconfitta o battuta d'arresto: è un disastro di proporzioni epiche che non solo ha l’infausto destino di accadere, ma è anche osservato e giudicato (e, probabilmente, anche deriso o compatito!).
Per fortuna, tutto è bene ciò che finisce bene e anche l’infelice fiasco ha trovato alla fine il suo riscatto diventando un italianismo esportato con successo, l'unico caso in cui un fallimento italiano è stato un trionfo globale.