Gratis

grà-tis

Significato Senza dover pagare; gratuito

Etimologia voce dotta recuperata dal latino, contrazione del latino gratiis, ablativo plurale di gratia ‘favore’, e perciò propriamente ‘per i favori’.

Questa parolina è stupefacente. Pensiamo alla forza immediata che dispiega nella forma, nemmeno troppo trasparente, di un latinismo. Pensiamo all’impressione che fa, e alla sua discrezione. Pensiamo alla sua diffusione ad ogni livello e in ogni ambito di comunicazione.

‘Gratis’ è in effetti la contrazione del latino gratiis. Gratia aveva il significato di ‘favore, benevolenza’, e gratiis propriamente era un ‘per i favori’, ‘per le benevolenze’ — che perciò diventa un più corrente ‘per favore’, o se vogliamo un vezzoso ‘graziosamente’. Ma quella matrice plurale è deliziosa.

Passa in italiano dal latino per via dotta, e già fra Duecento e Trecento è usato ampiamente. Un dato curioso è che dapprima e per lungo tempo il legame con la Grazia, quella per antonomasia, cioè quella divina, si percepisce come piuttosto stretto — ma c’è una certa continuità, col gratis più materiale, che lo ammanta di magnanimità. Pensiamo a un Savonarola che tuona «Quello che li sacerdoti ci dovevano dare gratis, ce l’hanno venduto, e insino alli sacramenti, e ogni cosa è fatta venale».
Questa certa altezza concettuale con cui si è intrecciato il gratis, insieme al suo tratto latino che fa fare sempre bella figura, e insieme con una conveniente reticenza, che non evoca in alcun modo volgari denari e pagari (anzi non fa capire, nella stragrande maggioranza dei casi, nemmeno il riferimento alla ‘grazia’), ne ha formato il carattere e probabilmente segnato la fortuna. Pensiamo al diverso effetto che sortiamo se diciamo “il secondo non lo paghi” o “il secondo è gratis”. Com’è più alato, smagliante! Dice tutto senza immagini. Solo l’omaggio può confrontarsi col gratis, in quanto a cortesia — ma l’omaggio è sempre a rischio leziosità, il gratis no.

Secondo il canone più rigoroso, gratis dovrebbe essere solo un avverbio — come gratuitamente. Te lo do gratis, lavoro gratis, siamo entrati gratis. Però, in registri forse più colloquiali ma in maniera del tutto corrente, si fa anche aggettivo — come gratuito. E quindi parlo dei biglietti gratis che ho ottenuto, dei pasti gratis che ho scroccato, dei film gratis che mi vedo usando il profilo dell’amico.

Resta una nota grammaticale da fare: si dichiara errata la locuzione ‘a gratis’. Non si dice “Te lo do a gratis” ma “Te lo do gratis”.
Questo errore è una ricostruzione speculare del contrario ‘a pago’: senz’altro è da evitare nei contesti rigidi, formali e vicino alle orecchie più parruccone, ma non si può negare la peculiare efficacia antifrastica di presentare il ‘gratis’ come quantità, come prezzo, anche se vuoto.

Parola pubblicata il 11 Marzo 2022