Incensare

in-cen-sà-re

Significato Fumigare con l’incenso, specie durante riti religiosi; lodare esageratamente, adulare

Etimologia voce dotta recuperata dal latino ecclesiastico incensare, derivato di incensum, participio passato neutro sostantivato di incendere ‘accendere’.

L’incensare è il nipote che si è fatto prete, lo zio invece è un criminale, si chiama ‘incendiare’. Si parla sempre di un accendere, si gira sempre intorno a quel candere, quel biancheggiare di fuoco.

Ora, nella nostra cultura l’incenso è essenzialmente uno strumento liturgico per riti cattolici. Messi i suoi grani a fumare sulle braci nel turibolo, un vaso metallico traforato pendente che viene tirato e fatto oscillare, con le sue effusioni odorose, onora e purifica luoghi, persone, oggetti. Forse oggi più di ieri questa azione, appunto l’incensare, non è proprio all’ordine del giorno, ma diciamo che è sempre stata intesa come segno d’onore, se non di venerazione, dei più seri, perfino sussiegosi.

Si tratta di una voce dotta recuperata nel XIV secolo dal latino ecclesiastico, ma già nella prima metà del Seicento questo ‘incensare’ era stato figurato con quella robusta ironia che non si manca di riservare agli affari di chiesa. Era diventato un lodare oltre misura, un adulare, quasi le parole di estrema lusinga fossero usate per fumigare. Quando si rivela errata, alcuni di quelli che incensavano una teoria scientifica si dichiarano da sempre scettici; il critico, entusiasmato dal romanzo, lo incensa pubblicamente non senza qualche sbavatura; e il cacicco si circonda di lacché che lo incensino.

Una parola che fa presa, ed è piuttosto pesante. Come il fumo dell’incenso. (Ah, giusto per continuare a parlare di cavalli, se un cavallo incensa non si perde in piaggerie, ma muove la testa in un’oscillazione continua, come quella del turibolo.)

Parola pubblicata il 09 Settembre 2018