Madeleine

Parole d'autore

ma-de-lei-ne (madlèn)

Significato Dolce francese simile a un plum cake, dalla particolare forma a conchiglia, originario del comune di Commercy; per antonomasia, qualunque cosa capace di evocare un ricordo vivido e involontario

Etimologia dal nome dell’inventrice di questi dolci, identificata dalla tradizione con Madeleine Paulmier, serva del duca di Lorena Stanislas Leszczyński e vissuta a metà del Settecento.

Parigi, tempi moderni. Un piccolo topo con la passione per la cucina si trova a servire un potente critico gastronomico, terrore e speranza di tutti i ristoranti. Contro ogni buon senso sceglie di servirgli una semplicissima ratatouille e l’azzardo si rivela vincente: il piatto evoca nel critico il ricordo della cucina materna, in un tripudio di emozioni da tempo dimenticate.

La scena appartiene al film Ratatouille, ma è anche un’indiretta citazione di una delle opere chiave della letteratura francese: Alla ricerca del tempo perduto, capolavoro di Proust della bellezza di 4000 pagine. Nella più celebre di queste il narratore si trova a gustare una madeleine con il tè e, all’improvviso, gli si impongono con inedita vivezza i ricordi della sua infanzia.

L’episodio è tanto famoso che il termine ‘madeleine’ è usato – non solo in francese ma anche in italiano – per definire una cosa o un ambiente capace di risvegliare un ricordo in modo molto vivido ed emotivamente intenso. Soprattutto deve trattarsi di un ricordo involontario, non evocato da nessuna operazione cosciente.

In effetti proprio in questa ‘memoria involontaria’ sta l’aspetto più innovativo del pensiero di Proust, sviluppato negli stessi anni in cui Freud scopriva l’inconscio. Addirittura si può dire che Proust abbia anticipato diverse acquisizioni della scienza moderna. Tanto per cominciare oggi sappiamo che il corpo può ricordare cose che la coscienza ha dimenticato, tanto che proprio lavorando sulla memoria corporea si può favorire, per esempio, la risoluzione di un trauma (o l’immedesimazione di un attore nel personaggio, come insegna Stanislavskij).

La scienza ha verificato anche che il senso dell’olfatto e del gusto – tra loro strettamente legati – sono davvero i più potenti nel risvegliare ricordi sepolti. Gli odori, in particolar modo, godono di una corsia preferenziale nel cervello, per cui raggiungono direttamente l’ippocampo (sede della memoria), mentre gli altri sensi seguono un percorso più tortuoso.

Innumerevoli studi sono stati inoltre dedicati alle involuntary autobiographical memories (IAM), che purtroppo non sono sempre così piacevoli come quella innescata dal proustiano topino di Ratatouille. In particolare è noto che il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) conta tra i suoi sintomi involontari flashback, che costringono a rivivere continuamente le esperienze traumatiche.

Per fortuna però non mancano casi simili a quello descritto nella Ricerca, in cui l’emergere del ricordo si accompagna a una straordinaria sensazione di felicità, come se tutta la vita si illuminasse di significato. Questi momenti sono detti anche ‘estasi metacroniche’, perché chi le prova si sente per un attimo sottratto al flusso temporale, o meglio rituffato in un punto che credeva ormai inattingibile.

Esperienze affascinanti per lo scienziato, ma non meno promettenti per il filosofo. Suggeriscono infatti che il passato non sia solo una traccia sbiadita, ma che in qualche modo sia sempre vivo dentro di noi: è un paese che possiamo abitare sempre, e in cui talvolta ci ritroviamo catapultati anche senza volerlo. In un certo senso, come diceva già sant’Agostino, il passato non è che un volto del presente.

Un teologo poi potrebbe spingersi ancora oltre, cogliendo nella madeleine di Proust un anticipo dell’eterno presente che si estende al di là del tempo; un assaggio, in altri termini, della beatitudine paradisiaca. Insomma, siamo decisamente di fronte a uno dei miracoli più bizzarri della letteratura, capace di prendere un minuscolo dolcetto e di farne il varco per un universo intero.

Parola pubblicata il 05 Luglio 2021

Parole d'autore - con Lucia Masetti

La lingua cresce con la letteratura – e noi abbiamo un bel mucchio di parole inventate da letterati, rese correnti da autori celebri, o che nascono da opere letterarie. Scopriamo insieme queste belle parole dietro alle quali si può sorprendere una mano precisa.