Tuffare

La strana coppia

tuf-fà-re

Significato Immergere rapidamente, in acqua o in altro liquido

Etimologia dall’ipotetica voce del longobardo tauffan ‘immergere’.

Anche quando non siano quelli ardimentosi dai 35 metri di La Quebrada, ad Acapulco, i tuffi non sono cosa da tutti. Tuffarsi non è semplicemente immergersi: è un movimento repentino, che implica un impatto più o meno forte con l’acqua e produce un certo suono, simile a un… tuff, per l’appunto. E infatti, nel Vocabolario etimologico italiano (1951) di Angelico Prati si legge che l’origine di tuffare è onomatopeica, escludendo perentoriamente una discendenza dal longobardo taufan. Ma i più recenti dizionari etimologici gli danno torto: la radice del nostro ‘tuffare’ è effettivamente gotica, e ha dato luogo, tra gli altri, al tedesco moderno taufen; solo che quest’ultimo significa ‘battezzare’, così come Taufe è il battesimo, non il tuffo. Tra le due cose, apparentemente, non c’è molta somiglianza. A sinistra, in uno scatto della Comisión Mexicana de Filmaciones, un tuffo da La Quebrada, a destra il Battesimo del Cristo di Piero della Francesca.

Eppure il legame s’intuisce facilmente, e i Germani c’entrano eccome. Nel V secolo d.C., con la dissoluzione dell’Impero romano d’Occidente, nacquero in Europa i regni romano-germanici, realtà basate sull’unione delle popolazioni cosiddette ‘barbare’ con quelle romane. All’inizio i Germani, da orgogliosi vincitori, non volevano mischiarsi con i Romani assoggettati, ma a poco a poco l’inevitabile fusione ebbe luogo, e a svolgere un ruolo unificatore determinante fu ovviamente la religione: chi prima chi poi, i popoli germanici si convertirono al cristianesimo, spesso seguendo l’eresia ariana, che negava la perfetta identità delle tre persone della Trinità. Perché proprio l’arianesimo? La risposta ha un nome: Ulfila – in gotico Wulfila, ‘lupetto’.

Nato intorno al 311 da una famiglia originaria della Cappadocia, catturata dai Visigoti durante una razzia e portata al di là del Danubio, Ulfila crebbe da goto, ma mantenne sempre un legame molto forte con le terre d’origine. Conoscendo oltre alla lingua gotica anche il greco e il latino, era inviato spesso come ambasciatore a Costantinopoli, e nel 341 il vescovo ariano della città, Eusebio di Nicomedia, lo nominò vescovo presso i Goti, tra i quali fece opera di proselitismo. Il motivo per cui lo si ricorda è soprattutto la traduzione della Bibbia dal greco al gotico, per la quale Ulfila inventò un alfabeto basato perlopiù su quello greco, ma anche sulle antiche rune. Per tradurre il greco baptízein (da cui il latino ecclesiastico baptizare e il nostro battezzare), egli usò la parola gotica daupjan (immergere), diffusasi tramite i Goti ariani negli idiomi di varie popolazioni germaniche, tra cui – in maniera decisiva per l’ingresso della parola in italiano – i Longobardi, nella forma tauffan o touffen. La radice protoindoeuropea ricostruita è dheub-, che ha dato origine anche al tedesco tief (profondo) e all’equivalente inglese deep, nonché all’inglese dive (tuffarsi, immergersi).

Oggi, perlomeno nella Chiesa cattolica, il battesimo avviene solitamente per aspersione, ma un tempo prevedeva l’immersione totale in acqua. Ecco quindi che le due azioni del battezzare e del tuffare, il Taufe e il tuffo, si rivelano affini. Eppure, per noi il tuffare e l’immergersi restano due gesti essenzialmente diversi. L’inglese dive indica tanto il tuffo quanto l’immersione, ancorché lenta e silenziosa: conta solo l’idea di verticalità discendente. Il nostro tuffare invece implica sempre, rispetto all’immergersi, un certo impeto, se non agonismo: la mattina, possiamo tuffare i biscotti nel latte, tuffarci nella mischia, tuffarci nel lavoro; talvolta, persino, andiamo a tuffare ‘lo spaghetto’ di Gragnano nell’acqua bollente insieme ai cuochi televisivi. Alla fine, però, piuttosto che tuffarci in un gomitolo di strade, preferiamo immergerci quietamente nella lettura.

Parola pubblicata il 24 Novembre 2020

La strana coppia - con Salvatore Congiu

Parole sorelle, che dalla stessa origine fioriscono in lingue diverse, possono prendere le pieghe di significato più impensate. Con Salvatore Congiu, insegnante e poliglotta, un martedì su due vedremo una di queste strane coppie, in cui la parola italiana si confronterà con la sorella inglese, francese, spagnola o tedesca.