Mesmerico

me-smè-ri-co

Significato Relativo alla dottrina del medico viennese Franz Anton Mesmer; ipnotico, suggestivo, arcano

Etimologia dal cognome di Franz Anton Mesmer (1734-1815).

Le parole passano e tornano di moda — e ‘mesmerico’ è un aggettivo che dalla fine degli anni ‘90 sta risalendo con discrezione e fermezza gli antichi fasti che aveva conosciuto fra la fine del Settecento e la seconda metà dell’Ottocento. A ragione: è una parola sopraffina, e dalla storia del tutto eccezionale. Anche se, va detto, difficilmente tornerà a quel vecchio grado di rinomanza: si poggiava su una rampante ossessione scientifica e pseudoscientifica, squisitamente sette-ottocentesca — il magnetismo — e su una figura ormai lontana e sfocata, quella di Franz Anton Mesmer.

Mesmer fu un celebre medico viennese, di quando Vienna era una delle grandi capitali del mondo — la Vienna di Maria Teresa e di Haydn. Si era convinto che la salute dell’organismo si fondasse su un fluido magnetico che lo attraversa — e perciò tentava di curare le malattie più disparate applicando calamite per sciogliere punti d’intoppo nel fluire del fluido. Anche se probabilmente non intendeva questo magnetismo animale come manifestazione omogenea al magnetismo fisico che conosciamo: poteva essere sufficiente lo stesso flusso magnetico promanante dal corpo del medico, a guarire. Un’imposizione delle mani.

Le trovate di Mesmer ebbero dapprima un successo clamoroso, e poi furono quasi universalmente spernacchiate come ciarlatanerie. In effetti, non ci sono mai state prove dell’esistenza di questo magnetismo animale, e però… Le sedute di Mesmer qualche effetto lo avevano, su chi riceveva questo trattamento, questo mesmerismo. Mesmer fu in effetti un pioniere della possibilità di una diversa relazione con la persona malata e con la sua esperienza della cura; inoltre e soprattutto, le sue osservazioni riguardo a un certo tipo di sonno magnetico che s’induceva fornirono addirittura una base per i successivi sviluppi dell’ipnosi. E proprio questa è la chiave della nostra parola.

Mesmer non agiva con fluidi invisibili, ma con la suggestione. Il magnetismo che usava non era quello delle calamite o quello animale del suo corpo, era il suo, un magnetismo personale, che emanava da ciò che faceva e da come lo faceva. Il suo carisma, la capacità di esercitare una suggestione quasi ipnotica. E questo è il carattere raccontato dal mesmerico.

Possiamo parlare dell’opera mesmerica di due intrecciatori di canestri seduti davanti alla soglia di una vecchia casa, del dono mesmerico di una cantante che perfino nei bar fa calare il silenzio intorno a sé ogni volta che intona qualcosa, di uno sguardo mesmerico che d’un tratto ci rende incapaci di continuare a fare quello che stavamo facendo.

Anche se alla grossa sono sinonimi, si distingue dall’ipnotico per un tratto semplice, dal sapore sottile e deciso: il mesmerico non si toglie mai di dosso un profilo d’arcano — sposa l’evidenza della suggestione con l’incomprensibilità esoterica. Inoltre l’ipnotico è primariamente affratellato col sonno, mentre il mesmerico, soprattutto, ci ha in sua balìa.

Una parola da tenere d’occhio, insieme al verbo mesmerizzare e all’aggettivo mesmerizzato: nella ricercatezza del loro riferimento, interessante e anzi magnetico esso stesso, sono sempre recuperi piacevoli.

Parola pubblicata il 08 Aprile 2022