Miraggio

mi-ràg-gio

Significato Fenomeno ottico causato dal passaggio della luce attraverso strati d’aria con temperatura diversa, e quindi con diversi indici di rifrazione; allucinazione; prospettiva allettante ma illusoria

Etimologia dal francese mirage, dal verbo mirer ‘ammirare’.

Una ricca parte del nostro vocabolario ci è arrivata dal francese, un vero pozzo di parole a cui nei secoli abbiamo attinto con larghezza, quasi come dal latino - e il caso del miraggio è particolarmente curioso.

Mirage si trova attestato verso la metà del Settecento, eppure la sua fortuna nella descrizione scientifica del fenomeno ottico si afferma solo da fine secolo, grazie all’opera di Gaspard Monge, un borgognone di umili origini ricordato come padre della geometria descrittiva. Quando nel 1798 Napoleone Bonaparte iniziò la Campagna d’Egitto, non portò con sé solo soldati, ma anche un contingente di scienziati; fra questi c’era Monge, che ebbe modo di osservare e spiegare il miraggio: l’aria è più calda a mano a mano che ci si avvicina a un terreno arroventato dal sole, il che significa che più ci si avvicina al suolo meno densa è l’aria. Ora, la radiazione luminosa, quando attraversa materiali diversi, subisce un certo rallentamento e una certa deviazione (secondo la grandezza dell’indice di rifrazione del materiale). L’aria calda vicino a terra, meno densa, ha un indice di rifrazione minore dell’aria soprastante, e la luce, attraversando strati d’aria che la rifrangono in modo diverso, compie una sorta di curva, tanto da raggiungere l’angolo critico di riflessione totale: noi, guardando dritto a terra, in realtà non stiamo vedendo ciò che c’è in quel punto, ma qualcosa che sta sopra. Così nel deserto si vede a terra un lago che però è il riflesso del cielo, sull’asfalto abbiamo l’impressione di vedere allagamenti in cui si specchiano le auto in arrivo senza che ci sia una goccia d’acqua. E questo è solo il fenomeno di miraggio inferiore; il miraggio superiore, ancora più suggestivo, avviene quando l’aria è più fredda quando è più vicina alla terra (o all’acqua), così che si possono vedere navi sospese in cielo, o che sarebbero altrimenti invisibili perché si trovano al di là dell’orizzonte.

Non stupisce che il termine miraggio sia passato a indicare in generale l’illusione ottica che scivola nell’allucinazione, nella visione: dopo due turni di fila si esce da lavoro barcollando fra miraggi, e sappiamo che la sessione di ripasso non è andata benissimo quando abbiamo in mente solo miraggi fantasmagorici. Ma soprattutto il miraggio ha preso il colore di una prospettiva allettante e fallace: dopotutto il miraggio per eccellenza è quello dell’acqua nel deserto. Così chi gioca al lotto insegue il miraggio di una ricchezza facile; per cento imprevisti il viaggio tanto sognato resta un miraggio; mentre quelli che sembravano miraggi, lentamente, diventano diritti.

Parola pubblicata il 09 Febbraio 2019