Nocchiere

noc-chiè-re

Significato Chi guida una nave; guida, alta carica

Etimologia dal latino naucleurus, prestito dal greco náukleros ‘armatore, padrone di nave’, ma anche suo conduttore.

Non è tanto una parola che si usi correntemente; però echeggia con una certa frequenza, e si distingue sempre, perché ha una forza letteraria e narrativa ineludibile, e con la sua ricercatezza dà ragione di una figura di fascino grande e solido.

Il nocchiere (o nocchiero, per una sfumatura più rétro) è la persona alla guida della nave.
Non è un significato difficile. Anzi, individua un ruolo riconoscibile anche popolarmente, e questo è testimoniato dalla sua storia: è un nome trasformato (che meraviglia!) a partire dal nauclerus latino — mutato in tanti secoli in cui è stato ripetuto solo a voce, quando l’internazionalismo del latino parlato nell’Impero, al suo lento crollo, ha lasciato spazio a mutamenti in latini locali, e volgari.

Il termine naucleurus era a sua volta un prestito dal greco náukleros, che indicava l’armatore, il padrone della nave, e anche il suo governatore e conduttore: l’immagine che ci porta etimologicamente è dominante in maniera stupenda, statuaria, quasi sognante: náukleros è composta da un primo elemento che è nâus ‘nave’, mentre il secondo, -kleros, è riportato derivi da una radice che significa ‘punta’. Il náukleros si riconosce perché se ne sta ritto sulla punta della nave — magari anche figuratamente.

Ora, la complessità dell’ufficio di mandare una nave invita da millenni il paragone fra guida della nave e guida di un gruppo, o di una società intera — basti pensare che ‘governo’ nasce dal latino gubernum, cioè ‘timone’. Non è una trovata speciale, quindi, che in italiano ‘nocchiere’ estenda i suoi significati alla guida, a chi conduce, a chi è in capo.

Anzi, una delle citazioni dantesche più famose e aspre (l’inizio dell’invettiva del VI canto del Purgatorio) sigilla il nesso fra nocchiere e governo; recita «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!», e rappresenta l’Italia proprio come una nave senza guida nella tempesta (che non è più dominatrice di province come ai tempi di Roma, ma un gran bordello — sì, c’è un detto biblico che dice ‘niente di nuovo sotto il sole’).

Forse un tempo si aveva più a che fare con queste figure; la navigazione aveva una maggiore prossimità con la vita comune, e la posizione stessa di chi governava l’imbarcazione era più in vista, più percepibile. Oggi è difficile vedere ritto a prua un profilo del genere, e insomma, col nocchiere s’è persa la consuetudine. Quindi è una parola che ci torna buona quando, paradossalmente rispetto alla sua origine popolare, cerchiamo un tono alto, che ammanti chi sta alla guida di una nave reale o metaforica di un certo carisma, che lo investa di un ruolo alto.

Raccontiamo delle parole piacevoli scambiate coi nocchieri che ci hanno traghettato dall’altro lato del canale (‘nocchiere’ spesso vale specificamente come ‘traghettatore’), di come una nocchiera esperta ci abbia accompagnato in un percorso stupefacente a stento percorribile attraverso l’arcipelago; ma possiamo anche parlare dell’infruttuoso avvicendamento di nocchieri e nocchiere alla guida dell’impresa, di un gruppo politico che si propone come nocchiere che porti fuori dalla crisi, così come della prima a cui erano sfarzosamente presenti nocchieri e nocchiere della società intera.

Parola pubblicata il 15 Dicembre 2021