Palmarès

pal-ma-rès

Significato Classifica dei premiati in una gara; gruppo di vertice; elenco dei riconoscimenti ottenuti in carriere specie artistiche o sportive

Etimologia voce francese, recuperata dal plurale palmàres del latino palmàris ‘di palma’ e figuratamente ‘degno della palma’, a sua volta, appunto, da palma che deriva da una radice indoeuropea col significato di ‘piatto, largo’.

È una parola che ci porta sui tappeti rossi dei grandi festival, alle Olimpiadi e in altri luoghi di vertiginosa, elegante competizione — aprendosi quindi all’élite. Ma che c’entra la palma?

Dobbiamo guardare in faccia la realtà: abbiamo perso i contatti con i simbolismi botanici, con riti e celebrazioni che coinvolgono rami e foglie — ci resta solo qualche rametto secco d’olivo benedetto, che penzola dietro a qualche cornice, pronto a polverizzarsi al tocco, l’iconica corona d’alloro alla laurea per le foto. Niente edera, niente mirto, niente saggina, rosmarino solo per cucinare. Ma come sappiamo la lingua, che in certi casi è scritta sull’acqua, in altri riesce a conservare considerazioni non antiche, ma addirittura ataviche come fossero scontate e schiettamente attuali.

La palma è un simbolone. Vittoria, immortalità, sacrificio sono i perni dei significati ideali trasmessi da questa pianta — ma siamo già in imbarazzo, perché non possiamo trascurare che ‘la palma’ in realtà sono oltre 2.000 specie, anche molto diverse fra di loro, e anzi consideriamo normalmente ‘palme’ anche piante che sono filogeneticamente lontane dalla famiglia. Per capire di che cosa si sta parlando si deve cercare una sfocatura simbolica, intessuta di credenze mediterranee e mediorientali più antiche delle piramidi — che ci porti oltre le analogie che le sue foglie aperte hanno invitato col palmo della mano, oltre alla solennità dell’impalmare, alla chiarezza del palmare.

La palma si erge dritta fra terra e cielo, trionfale. Allarga le sue foglie come raggi dal tronco, incontra il sole rappresentando il sole. Trova l’acqua e prospera dove tutto è sterile. Conta il tempo sul suo tronco coi monconi delle foglie cadute, foglie che si rinnovano sempre, sempreverdi. Si credeva morisse generando.

Perciò si parla della palma del martirio, che trionfa nel morire, perciò è un simbolo di contatto con l’alto, perciò è simbolo di immortalità — e distilla questi eterogenei sensi in un nucleo di vittoria.

Il palmàris latino è letteralmente un ‘palmare’, ‘della palma’, e figuratamente diventa quindi un ‘degno della palma della vittoria’. Il suo plurale, che può quindi descrivere un gruppo, è palmàres. Termine che nel francese di fine ottocento è stato recuperato, come palmarès, per indicare una lista di vincitori in una competizione (il fatto che i vincitori in francese possano dirsi lauréats amplierebbe il discorso sui simbolismi botanici).

Così il palmarès diventa la classifica delle gara o del premio di alto livello, e anche l’albo d’oro che contempla le liste delle vittorie passate. Non ci stupisce che questo significato si traduca in quello di gruppo di vertice di un certo ambiente: è in un certo senso una nomenklatura, un elenco nominale di persone che si trovano in una certa vetta, che compongono una speciale élite. E si può parlare del palmarès dell’arte cittadina, del palmarès dei migliori ingegni di una disciplina, del palmarès famigliare che si mette ai fornelli per Natale.

Ma con un breve cambio di prospettiva, il palmarès diventa anche la classifica personale, il proprio albo d’oro, l’elenco di tutti i premi, di tutte le vittorie, di tutti i riconoscimenti ottenuti durante una carriera specie nel mondo dello sport e dell’arte — e si parla quindi del palmarès dell’atleta scelta per un alto ruolo di rappresentanza, del palmarès che vale allo scrittore una laurea honoris causa.

Oggi la palma è una presenza discreta da lungomare, ma è bello conservarne qualche tratto di gloria.

Parola pubblicata il 03 Agosto 2021