Plutocrazia

plu-to-cra-zì-a

Significato Predominio politico dei gruppi che concentrano la ricchezza; insieme di chi esercita tale predominio

Etimologia attraverso l’inglese plutocracy, dal greco ploutokratía, composto di plôutos ‘ricchezza’ e -kratía, da kràtos ‘potere’.

  • «Hai visto quanti miliardari, alla cerimonia? È una plutocrazia.»

A dispetto della sua evidente attualità, siamo davanti a una parola molto ben stagionata: è una delle poche -crazie originali, che si trovano già concepite e composte in greco antico (e anche questo è un dato eloquente).

Ora, se ‘-crazia’, come sempre, ci parla senza mistero di un’espressione di potere (kràtos in greco), questo ‘pluto-’ non è proprio un elemento che ci venga incontro in maniera amichevole — non come farebbe il cane Pluto, almeno (per inciso, lui si chiama così per motivi ignoti).
È un elemento abbastanza insolito: derivato dal greco plôutos significa ‘ricchezza’, e lo troviamo solo in composti che insistono su questo tema, sull’intreccio fra ricchezza e potere — quale è la plutocrazia, predominio politico di chi ha grandi ricchezze. Però ha un’eco interessante in Plutone, no?

In effetti plôutos è anche alla base del romano Plutone, che più che essere semplicemente una divinità è un cocktail di divinità — c’è dentro una dose dell’Ade greco, dio dei morti, e una mezza dose del Pluto greco, che è quello che si lega qui (anche a scapito del vecchio Dite latino, che ricopriva il suo stesso ruolo e che ci si riversa generosamente): una divinità della ricchezza e dell’abbondanza, con un carattere agrario come altre eminenti colleghe, ma che spinge il suo patronato anche alle ricchezze minerarie.

La plutocrazia non si mostra come una forma di governo: mentre possiamo avere presenti le architetture di governo democratiche, aristocratiche e monarchiche, la plutocrazia appare come una loro distorsione, un sistema di potere che vi agisce sopra, frutto della concentrazione della ricchezza in gruppi ristretti, in poche mani. Il predominio politico da parte di gente ricca può in effetti manifestarsi (anzi forse tende a manifestarsi) in ogni assetto: conservare un’onesta diffusione della ricchezza e una certa uniformità del potere secondo la struttura scelta è uno sforzo erculeo.
Non era forse una plutocrazia quella romana, in una storia fatta sì di grandi personalità ma le cui sorti erano rette e determinate da pochi patrimoni trimalcionici? La superpotenza veneziana, la Firenze culla del Rinascimento non si sono plasmate su fiorenti plutocrazie? Per non parlare dei molti casi osservabili oggi, frammisti a oligarchie e cleptocrazie.
L’antichità di ‘plutocrazia’ è un valore: seppur riscoperta solo nell’Ottocento, ci ricorda che è una dinamica comune, nel corso della storia, uno schema ricorrente del rapporto di nemica complicità fra potere e ricchezza — potere per non essere assoggettati al potere, risorse per esercitare il potere, potere per accentrare risorse.

Il fatto curioso è che questa parola, giustamente spregiativa, ha trovato una sua particolare risonanza in virtù del suo uso da parte della propaganda nazista e fascista per riferirsi ai Paesi nemici. Certo, era una qualificazione che non riusciva a spiccare fra le contumelie: anche ‘democrazia’ era inteso come termine spregiativo; con ‘plutocrazia’ si voleva essenzialmente adombrare un occulto dominio ebraico, ed è da vedere se in realtà non fossero altrettanto plutocratiche Germania e Italia — ma la parola si è affermata e ha finito per rimanere, indicando l’assetto di potere della ricchezza e il gruppo sociale che lo esercita. Così parliamo della plutocrazia che prende forma in uno stato dell’Asia centrale, della plutocrazia presente all’evento mondano, della plutocrazia sfacciata che suscita una rivoluzione.

Rimane un nome importante da saper pronunciare per riconoscere un’interazione fondamentale nella sintassi della politica e del potere — e anche per stare allegri. Perché come scriveva Dario Fo «sempre allegri bisogna stare / Che il nostro piangere fa male al re / Fa male al ricco e al cardinale / Diventan tristi se noi piangiam».

Parola pubblicata il 04 Febbraio 2025