Potenza
La strana coppia
Str.Cop. Francese
po-tèn-za
Significato L’essere potente, capace di influire; autorità; energia, violenza, intensità; lavoro compiuto da una forza in un’unità di tempo
Etimologia voce dotta recuperata dal latino potentia ‘potere, forza, facoltà, capacità’, derivato di potens ‘potente’.
Parola pubblicata il 10 Dicembre 2019
La strana coppia - con Salvatore Congiu
Parole sorelle, che dalla stessa origine fioriscono in lingue diverse, possono prendere le pieghe di significato più impensate. Con Salvatore Congiu, insegnante e poliglotta, un martedì su due vedremo una di queste strane coppie, in cui la parola italiana si confronterà con la sorella inglese, francese, spagnola o tedesca.
Di fronte al fatto che in francese potence non significa “potenza” ma forca — nel senso di strumento di impiccagione, non di attrezzo agricolo — all’inizio è inevitabile pensare che la somiglianza tra la parola francese e quella italiana sia del tutto accidentale. Ma volendo escludere questa scialba, mortificante eventualità, potremmo distillare lambiccate spiegazioni a base di patibolo quale emblema del potere statale e di francesi — notoriamente dei rivoluzionari nati — che hanno tanto in uggia il potere da identificarlo con la sua faccia più feroce. Idee ingegnose ma sbagliate, anche perché Potere e Potenza sono fratelli sì, ma non gemelli.
Tutto inizia col latino potis (“potente”, “capace”, da una radice indoeuropea che indica il capo, il signore), dal quale derivano potens (che può, potente) e il verbo del latino parlato potère (in latino classico era posse, da potis esse, “essere potente, essere capace”). Il sostantivo potere deriva quindi dal verbo, e ne mantiene le caratteristiche di concretezza e pragmatismo. Il potere è sempre in atto, è avere potere, capacità di influire, di determinare cose, persone ed eventi entro un certo raggio d’azione. Ha una natura intrinsecamente relazionale: è necessariamente potere su qualcosa o qualcuno, che lo accetta più o meno di buon grado; istituisce dei rapporti gerarchici, verticali.
La potenza invece è forza, energia che può dispiegarsi concretamente oppure no, ma soprattutto non ha l’intenzionalità, il raziocinio del potere. Si può parlare della potenza del vento, non certo del suo potere, perché il vento è una forza indiscriminata, indifferente a chi o cosa travolge — e lo stesso vale per la potenza muscolare o quella di un motore, prese in sé. Se parlo della potenza delle parole di qualcuno, mi riferisco alla forza d’urto immediata che esse hanno su chi le ascolta — è un dato fisico; se parlo del loro potere, intendo dire che esse sono in grado di cambiare gli equilibri interni delle persone e i rapporti tra di esse — è un dato politico, relazionale. Anche i poteri magici, o il potere di guarire, sono sempre capacità di influire, di dominare l’esistente. Mentre la potenza è cieca, il potere ci vede benissimo: conosce sempre il suo bersaglio, che si tratti di fargli del bene o del male.
Ma alla forca francese, quindi, come ci si arriva? Con un trasferimento semantico sorprendente ma tutto sommato banale. In latino i deboli, i privi di vigore, erano detti impotentes, e a partire dal XII secolo la parola potentia (potenza, forza) prese il significato concretissimo dell’oggetto che sostiene chi è troppo debole per reggersi in piedi da sé: la stampella. Quest’accezione passò immediatamente nel francese antico potence, che col tempo andò a designare diverse strutture analoghe alla stampella (cioè a forma di T o di L rovesciata), per poi indicare specialmente la forca, il patibolo per le impiccagioni.
Il passaggio dalla potenza alla stampella ci risulta più familiare se pensiamo all’etimo di imbecille (debole perché privo di bacillum, baculum, cioè bastone) e capiamo che imbecillus e impotens erano sinonimi. Se poi consideriamo che in latino un governante e i suoi atteggiamenti erano definiti “impotentes” quando erano incapaci di autocontrollo, sfrenati, e perciò dispotici, arroganti, allora guardiamo con altri occhi certi comportamenti attuali di politici nostrani e stranieri. La natura umana, dopotutto, è uguale in ogni tempo, e il confine tra potere, potenza e impotenza decisamente labile.