Propalare

pro-pa-là-re (io pro-pà-lo)

Significato Rendere palese, rendere noto, specialmente ciò che dovrebbe restare riservato, ciò che è inopportuno dire, ma anche qualcosa di calunnioso

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo propalare, derivato di palam ‘in pubblico’, con prefisso pro- ‘davanti’.

  • «Anche oggi era in televisione a propalare panzane come fossero verità finalmente rivelate.»

Dire che questa parola si fa notare è dire poco. Non è particolarmente difficile, nel significato, anzi: però ha quel minimo grado di inaccessibilità che la paluda di una ricercatezza noncurante — un vero accessorio di sprezzatura linguistica.

Dicevamo che il significato non è difficile, e lo testimonia la sua copertura (sempre con sfumature diverse) anche da parte di parole sinonime tutt’altro che auliche, come lo sbandierare, il diffondere, financo il meraviglioso strombazzare. Il propalare è il rendere palese, noto. In particolare si riferisce a cose che avrebbero natura riservata, che richiederebbero discrezione, o almeno un po’ di tatto — non una proclamazione, insomma —, ma può anche estendersi nella dimensione delle panzane, delle calunnie.

In effetti è fratello del palese: sono entrambi figli del latino palam, ‘in pubblico’, ma il propalare lo proietta in un’azione portata avanti — aggiunge evidenza, quasi invadenza, al modo in cui ‘porta al pubblico’. Senza mai perdere, però, un tratto di solennità, di forza sicura, addirittura di autorità, che il registro alto e la natura sensibile di latinismo le garantisce.

Così la nonna ciarliera propala in tutta innocenza ogni indiscrezione che giunga al suo orecchio, il giornale propala la verità (quella vera) grazie alle opinioni di gente che non ha paura di dire pane al pane e vino al vino, e certi successi fortuiti vengono propalati come risultati ovvi e scontati meritati da menti geniali. Si vede: parola ricercata, ma che nell’uso sa conservare la disinvoltura de ‘la prima parola che mi è venuta in mente’.

Inoltre è da notare che il propalare ci presenta un sostegno attivo alla pubblicizzazione dell’informazione, che viene spinta, sorretta con vigore: non l’abbandona in un flusso come fa il ‘mettere in circolo’ o ‘in giro’. Offre poi un’immagine più netta rispetto al diffondere — che può essere palese o surrettizio — e ha un tratto meno istituzionale, meno da comunicato-stampa rispetto al diramare. Anzi il propalare esprime volentieri un certo coinvolgimento perfino emotivo: chi rende pubblico qualcosa propalandolo, lo fa con schiettezza, con convinzione, con intenzione.

Parola pubblicata il 21 Aprile 2022