Rebbio
rèb-bio
Significato Ciascuna delle punte di una forchetta, di un forcone, di un diapason e simili
Etimologia dall’antico alto tedesco ribbi ‘costola’.
- «A questa forchetta manca un rebbio.»
Parola pubblicata il 02 Giugno 2022
rèb-bio
Significato Ciascuna delle punte di una forchetta, di un forcone, di un diapason e simili
Etimologia dall’antico alto tedesco ribbi ‘costola’.
Parola pubblicata il 02 Giugno 2022
Alcune parole prosperano per la propria specificità — e possono conservare metafore di poesia splendida che passano del tutto inosservate.
Prendiamo in mano una forchetta: con cosa infilza? Coi denti? Magari è predatrice, ma quelli sono troppo sottili e lunghi per essere denti. Con le punte? Possibile, ma anche l’ombrello ha una punta, come anche il piede e l’iceberg — è un nome molto generico. Una tradizione secolare, piuttosto, ci descrive quelle estremità come ‘rebbi’.
Il fatto curioso è che questa parola è un prestito germanico figlio del medioevo, ma non emerge per iscritto fino alla fine del Seicento — la s’incontra per la prima volta in un testo di Bastiano De’ Rossi, accademico della Crusca della prima ora. Ha condotto una vita orale per un tempo paragonabile a quello in cui ha condotto una vita per iscritto.
Ed è un prestito affascinante, che ci porta nelle nebbie degli scambi linguistici anteriori al Mille, fra le forme precedenti delle lingue che parliamo in Europa: con tutta probabilità nel rebbio portiamo un antico riferimento alla forma delle costole (Rippe nel tedesco di oggi, rib in inglese), di quelli che lo sguardo poetico popolare — che conosce le forme e le corrispondenze del mondo — è in grado di mettere a punto.
Le costole sono in effetti un riferimento naturale che echeggia in maniera netta le punte parallele e inarcate di una forca — linee forti tenute insieme, ma separate da uno spazio, che si possono traguardare come elementi di una gabbia. Così ancora oggi possiamo discutere se ci piacciano di più le forchettine da dolce a tre o a quattro rebbi, far suonare il ‘la’ del diapason battendocene un rebbio su un ginocchio, sentire coi rebbi del forchettone se il peperone sulla brace è pronto, dimergolare l’erba secca dai rebbi del forcone o del rastrello.
Una parola fascinosa, che grazie all’esattezza del suo campo di significato e dell’immagine che veicola è riuscita non solo a sopravvivere per lunghissimo tempo, ma anche a dotarsi di un’aura di prestigio e di proprietà — partendo da una lingua di popolo e col solo patrimonio di una metafora gagliarda.