Rumor
L'anglicismo e il gentiluomo
rùmor
Significato Voce non confermata, indiscrezione
Etimologia voce inglese, dal latino rumor tramite il francese antico rumor, ‘diceria, chiacchiera, voce’.
Parola pubblicata il 24 Gennaio 2020
L'anglicismo e il gentiluomo - con Eleonora Mamusa
Di nuovo sul fronte sempre caldo, interessante e scivoloso degli anglicismi: stavolta a venerdì alterni con Eleonora Mamusa, linguista e lessicografa - per riuscire a strutturare in merito idee più confacenti.
Ne ha fatta di strada, il rumor latino. Si è diramato in numerose lingue europee, proprio come un rumore che si propaga, ma con esiti che hanno assunto caratteristiche peculiari in ciascun idioma. A confrontare il rumor inglese con il nostro rumore, infatti, ci accorgiamo subito che in italiano manca proprio una sfumatura di significato, che pure è antichissima.
Al di là dei significati più letterali legati al suono, tra cui si include anche quello del vociare, è di certo presente anche un senso più figurato che vede il rumore come scalpore, clamore, a dipingere quel gran parlare che si fa di qualcosa, con un tripudio di voci chiassose e disordinate. Addirittura, quando questo coro si solleva e assume carattere bellicoso, il rumore diventa protesta, tumulto, rivolta.
Non c’è però un’accezione che rappresenti voci più sommesse eppure virulente, che si diffondono in maniera subdola, si insinuano con prepotenza pur senza che ne sia accertata la veridicità. Il caso ha voluto che questa invece sia l’unica sfumatura ad essere penetrata oltremanica, dal latino tramite il francese antico. Ed ecco allora che ce lo ritroviamo come prestito, il rumor inglese (quello americano, che ci semplifica la vita dal punto di vista grafico rispetto al britannico rumour), ad infiltrarsi in un ambito in cui, storicamente, le voci di corridoio hanno sempre una certa risonanza: il termine è infatti particolarmente caro ai giornalisti quando il mormorio avviene tra le mura dei palazzi, e quindi negli ambienti della politica, dell’alta industria o della finanza.
Da qui, i rumor sulle dimissioni del capo politico di turno quando ancora non c’è stata presentazione ufficiale di una lettera, o sulla possibile fusione di due colossi nella produzione di automobili senza che ancora ci si sia stretti la mano davanti agli obiettivi dei fotografi. Il passo sarebbe stato probabilmente più breve e altrettanto efficace se si fosse restituito proprio alla parola rumore anche questo valore, con un processo di ampliamento semantico che si verifica continuamente nell’evoluzione linguistica.
Interessante anche notare la spartizione di influenze tra questo ed un altro anglismo, gossip, sinonimi quasi combacianti nella lingua d’origine ma così diversi in italiano, in cui il gossip è lasciato agli ambiti più frivoli e popolari. Potremmo quindi dire che il rumor è un pettegolezzo, sì, ma in giacca e cravatta.