Shibbolet
Significato Parola o espressione che, per le sue peculiarità, specie di pronuncia, può essere usata per distinguere i membri di un gruppo da estranei; tipo di password
Etimologia dall’ebraico shibbólet spiga (ma in certi contesti, anche fiume o corrente).
Parola pubblicata il 23 Ottobre 2014
Parola strana? Sì. Ma il concetto che descrive è preciso e tragicamente importante.
Nel Libro dei Giudici, la Bibbia parla di una battaglia sul Giordano fra Galaaditi ed Efraimiti, vinta dai primi. Alla fine di una battaglia non era così semplice capire chi dei sopravvissuti fosse di quale fazione; così i Galaaditi, ai soldati che si avvicinavano al Giordano per guadarlo, domandavano di pronunciare una parola: shibbóleth. Gli Efraimiti, nella loro lingua, non conoscevano il suono “sh” (come il principio di “sciarpa”), e quindi con la loro cattiva pronuncia rendevano subito palese di non essere Galaaditi - e venivano uccisi.
Si tratta solo del più antico episodio di questo tipo ad essere documentato, e perciò dà il nome all’intero fenomeno, che attraversa la Storia e il mondo con una pervasività agghiacciante.
Succedeva durante i Vespri siciliani del 1282: i siciliani mostravano ai sospetti un pugno di ceci; guai se avessero pronunciato “ciciri” con accento francese. Succedeva nella Repubblica Dominicana nel 1937, quando il dittatore Trujillo fece uccidere decine di migliaia di haitiani: i suoi scagnozzi li identificarono mostrando loro rametti di prezzemolo - in spagnolo, perejil; anche in questo caso l’accento del creolo haitiano, derivato dal francese, li avrebbe traditi. E non si contano le volte in cui è accaduto in tutta l’Europa centrale, fra Francia, Paesi Bassi, Germania e Austria, sempre in occasione di battaglie o di guerre fra paesi vicini. E quella di usare uno shibbolet è stata una tattica praticata perfino in Estremo Oriente: in Giappone, dopo il grande terremoto del Kantō del 1923, scoppiò una caccia alle streghe contro i Coreani, a cui erano attribuiti sciacallaggi e sabotaggi; anche in questo caso furono individuati per il loro modo di pronunciare certe parole. Invece, durante la Seconda guerra mondiale, gli Statunitensi erano soliti far pronunciare la Parola lollapalooza: un parlante nativo giapponese (e perciò, nemico) avrebbe avuto difficoltà a distinguere “l” ed “r” - al contrario, ad esempio, dei Filippini. Ad ogni modo, i casi documentati di shibbolet usato a fini bellici e persecutori sono centinaia e centinaia.
Esistono anche facce meno cruente dello shibbolet: pensiamo ai gerghi esclusivi la cui conoscenza rafforza la complicità di un gruppo, ai termini tecnici che fanno riconoscere fra di loro gli iniziati a una certa arte, o professione, o gioco, e perfino alla sua declinazione informatica, come genere di password. Sono fenomeni consueti, e belli, serto di un’identità collettiva e progettuale. Peccato che il lato oscuro di questo concetto sia stato - e purtroppo è oggi, e sarà ancora in futuro - così enorme e bestiale.