Sinecismo

si-ne-cì-smo

Significato Riunione in un’unica città di popolazioni di insediamenti vicini, o prima disperse nelle campagne

Etimologia dal greco synoikismós ‘unione in una sola città’, derivato di synoikízo ‘coabitare’, da oikízo ‘abitare’, a sua volta derivato di oîkos ‘casa’, col prefisso syn- ‘insieme’.

  • «È un mito che narra della fondazione della città per sinecismo.»

È facile che le parole molto attraenti invitino usi figurati — sarebbe un peccato tenerle in vetrina senza usarle mai. Ma se sono parole un po’ specifiche e difficili, è altrettanto facile che queste estensioni funzionino poco, suonino improprie e non spicchino il volo. Ma basta fare uno sforzo di comprensione in più.

Il sinecismo, oltre a essere un fenomeno storicamente ricorrente, si presta meravigliosamente a letture mitiche. Infatti ci parla a tutti gli effetti di una fondazione urbana, elemento cardinale di tante leggende, e in particolare è una fondazione per coabitazione. Comunità differenti, divise, sparse e tendenzialmente vicine, confluiscono sotto un unico tetto.

È il caso di Teseo, che (meno famosamente rispetto all’impiccio del labirinto) regnò su Atene, e in particolare vi raccolse i dodici demi della regione dell’Attica — i dodici insediamenti organizzati dal primo re di Atene, designato direttamente da Atena, il re Cècrope, un egiziano metà uomo metà serpente. Atene nasce, nella leggenda, per sinecismo. Nell’antica Grecia questa riunione fondativa era una possibilità condivisa ricorrente, ed è stata testimoniata diverse volte significative — da Megalopoli a Coo alla stessa Rodi. Forse in quei contesti il tessuto abitativo rurale, da un punto di vista antropologico, si prestava particolarmente bene.
Ma in effetti pure Roma, forse anche un po’ a dispetto della leggenda, nasce per sinecismo, con il naturale accrescimento degli insediamenti sui Sette Colli. Né è un fenomeno relegato nell’antichità: in Italia il più celebre caso di sinecismo, ancora leggibile nella grammatica della città, è la fondazione medievale di L’Aquila, adunanza di risorse e gente da 99 leggendari castelli della zona.

Siamo quindi davanti all’accentramento di una popolazione dispersa, fenomeno che ha in effetti delle specificità storiche; ma è pure un’occorrenza di cui riconosciamo il profilo in situazioni lontane dalle antiche campagne dell’Arcadia e dell’Attica — forse anche negli hinterland delle nostre grandi città.

Una riunione del genere è piuttosto neutrale, come lo è una convivenza. Certo può avere il colore eventuale del contemperamento, della fusione di elementi eterogenei. Ma il fatto è che abbiamo già un’altra parola, che a vederla è molto simile, che indica in modo molto più univoco questa unione dell’inconciliabile — il sincretismo, il ‘mettersi insieme al modo delle città di Creta’, sempre divise e ostili fra loro ma capaci di coalizzarsi contro nemici comuni. Difatti ‘sincretismo’ è un termine che si è prestato a significati ulteriori molto distanti e interessanti — pensiamo ai sincretismi religiosi sudamericani, in cui troviamo ancestrali culti africani che si fanno anche cristiani. Ma il sinecismo ha solo eventualmente il carattere di una conciliazione. Se lo vogliamo estendere, dobbiamo seguire la prospettiva pacifica di un’adunanza in una coabitazione, o in una sorta di coabitazione, che genera una realtà nuova.

Potrei parlare del sinecismo fra gli stili architettonici differenti che sono venuti ad abitare una piazza ormai unica e inconfondibile, del sinecismo culinario della cena in cui ciascuno porta qualcosa, o del sinecismo di un appartamento in cui coinquilini e coinquiline, casuali o quasi, si trovano a fondare una comunità che non c’era.
Quella raccontata dal sinecismo non è un’accozzaglia, non è un’omogenizzazione, non è un’armonia degli opposti; è una composizione viva che fonda una collettività, in maniera articolata, in una certa misura misteriosa, e genuina, se non proprio spontanea, senza destini scritti.

Certo, va benissimo anche se ce la teniamo in vetrina, questa parola, e conserviamo solo il potere del suo concetto. Dopotutto è stata recuperata dal greco da meno di cent’anni. Ma se nell’occasione giusta osiamo inserirla in un discorso… che superba esattezza di significato! Di quelle esattezze che solo ponderazioni vecchie quanto il mito sanno conferire.

Parola pubblicata il 03 Settembre 2024