Subalterno
su-bal-tèr-no
Significato Posto sotto ad altri; dipendente; secondario
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo subalternus ‘subordinato’, derivato di alternus ‘alterno’ col prefisso sub- ‘sotto’.
- «Opporsi, loro? Ma se sono suoi subalterni.»
Parola pubblicata il 07 Marzo 2024
È una parola di una gravità molto tagliente. Non solo indica qualcuno che è in una posizione inferiore, ma lo fa con una distanza forte, spesso circonfusa di sprezzo. Non gli mancano colleghi sinonimi, e nella sua costruzione originaria non c’era niente di specifico che determinasse in maniera così univoca questa sorte — eppure se oggi parliamo di una posizione subalterna, il carico di passività prona e caprona è impareggiabile.
Pensiamoci: dovrebbe essere collega stretto del ‘subordinato’. Eppure il subordinato, aggettivo e sostantivo, ci pare viva in un universo ordinato (appunto) di azioni e conseguenze, di antecedenti logici, prassi, mansioni — difatti il lavoro dipendente è anche noto come lavoro subordinato, e pensiamo a come l’accoglimento di una domanda sia subordinato ad alcuni requisiti. Il subordinato non si aggancia in maniera stretta a un’inferiorità morale.
Paradossalmente anche il ‘sottoposto’ (come sostantivo) mostra una personalità maggiore, una relazione più strettamente da organigramma con chi gli sta sopra — anche se c’è una marcata evidenza posizionale, e con un forte senso di dominio. E pensiamo anche al ‘sottomesso’: qui il dominio pesa come un giogo, ci può essere malcontento e attrito, e permane un esercizio di forza — ma non implica un’inferiorità morale.
Il subalterno… Innanzitutto ci deve spiegare quell’alterno, che ci può parare strano e che custodisce una parte del suo tono. Se qualcosa succede a settimane alterne, per noi significa una sì una no, e questo è l’alterno che ci è più familiare; ma alternanza e vicendevolezza sono concetti di reciprocità, e l’alternus, per quello che ci interessa qui, è ciò che riguarda e coinvolge entrambi (è un derivato di alter, ‘altro’).
È con una certa neutralità che quindi il subalternus indica il subordinato: nel rapporto fra due, una parte è sub-, ‘sotto’.
Quando il subalternus latino viene recuperato, nel fiorire del Rinascimento, non parla tanto di una dipendenza logica: ha da subito il tratto specifico di inferiore e secondario per importanza, valore, autorità.
È un tratto che si adatta benissimo ai sottoposti nelle gerarchie, ma attenzione: è un contesto molto particolare. Qui questo attributo di ‘subalterno’ si maschera e normalizza con la struttura della gerarchia stessa, che prevede necessariamente ci sia chi svolge mansioni determinate da altri, ma la sua specifica, intrinseca debolezza non si spenge. Anzi, emerge con forza particolare proprio quando usciamo dalla situazione formalmente gerarchica.
Se parlo di come la politica di uno Stato sia subalterna alla politica di un altro, il tono è duramente polemico: la dipingo pronta e disposta a seguire l’arbitrio altrui (se fosse ‘subordinata’ tirerei in ballo una galassia di diplomazia e formalità). Se parlo delle velleità di una scienza subalterna, sto sminuendo una disciplina intera nel suo rilievo scientifico ed epistemologico — se la chiamassi ‘inferiore’ la sbavatura di presunzione sarebbe meno accettabile, e se la chiamassi ‘minore’ potrebbe comunque avere la mia stima. Se parlo di chi ha l’abitudine di trattare le persone del suo giro come subalterne, più che un piglio di comando e autorità marco un atteggiamento snob, di superiorità distaccata.
Attenzione perché, come esordivo, è una parola di gravità tagliente. Ma è anche una risorsa irrinunciabile, estremamente evocativa e forte di una precisione netta.