Torreggiare

tor-reg-già-re (io tor-rég-gio)

Significato Di rocca, città o castello, innalzarsi con le proprie torri; sovrastare, dominare in altezza come una torre

Etimologia da torre.

Il fatto paradossale e caratteristico che investe questa parola è che ci racconta di torri che fanno qualcosa — torreggiano, appunto. Anche se invece il nucleo ideale della torre è proprio il suo particolare modo di stare, in un’immobilità assoluta.

Il primo torreggiare (che però è desueto) si attaglia a entità munite di torri, che siano rocche, città, castelli, e racconta il loro essere alte di torri: la Bologna del medioevo torreggiava come nessun’altra città, torreggia il castello estense di Ferrara, torreggia la rocca di San Marino. Già qui si nota come siano tutte costruzioni fermissime: è la regia del nostro sguardo che le coglie con soggezione nello sviluppo della loro altezza.

Una regia che dà anche una dimensione psicologica a questo stare alto. Infatti il torreggiare non rimane solo neutro, ma diventa un dominare in altezza: lo stare alto, più in alto, significa anche una situazione di potere, un’elevazione di forza, uno stato di eminenza — nell’avvicendamento di significati del sovrastare. E però lo fa senza ricorrere una scontornata geometria posizionale, senza ‘sopra’, senza ‘alto’, ma piuttosto offrendolo come un portamento da edificio che svetta poderoso, che per eccellenza si distingue e staglia sul paesaggio del resto dell’umano, con una statura superiore. Sia in senso proprio, fisico, sia in senso figurato. L’impatto immaginifico, la capacità di proiettare una forma nella mente di chi ascolta e legge, è molto superiore.

Così la bambina di otto anni torreggia nel gruppo di cinquenni che le si stringe addosso, nella foto di famiglia campestre il nonno torreggia dal trattore, e nella piazza torreggia la statua equestre; ma torreggia anche l’artista in un panorama stagnante, torreggia nel caos l’istituzione di riferimento.

E vediamo come si distingue anche dal troneggiare, che pure parla di uno spiccare in una dimensione di signoria e dignità, fino a un far mostra di sé: il troneggiare è forse più chiuso, involto in sé come si addice alla sovranità — mentre il torreggiare è fisiologicamente in dialogo con le circostanze: la torre è fatta per confrontarsi con gli altri edifici, con le distanze d’orizzonte, con le persone. Si avvicina forse al campeggiare, ma chi o ciò che si staglia sul campo non ha l’imponenza di una torre.

Insomma, il torreggiare ci spiega che le torri, mineralmente immobili, sanno fare molto, nella nostra impressione.

Parola pubblicata il 21 Ottobre 2021