Adamantino

a-da-man-tì-no

Significato Di diamante, che ha le proprietà del diamante; splendente, saldo, puro, incorruttibile

Etimologia voce dotta recuperata dal latino adamantinus ‘infrangibile, inflessibile’, prestito dal greco adamántinos, derivato di adámas ‘diamante, acciaio’.

  • «Non c'è chi non conosca la mia onestà e chiunque ha potuto osservare ora per ora il mio comportamento: arrivo al processo con una coscienza adamantina.»

Lo sappiamo: ci piace proiettare tratti psicologici e propensioni caratteriali anche sulla realtà inanimata. Piaceva anche ai nostri nonni e alle nostre nonne di migliaia di anni fa. Le parole raccolgono questo particolare, persistente animismo e lo veicolano nella nostra interpretazione del mondo.

Ora, il diamante è un materiale principe: non solo ha delle proprietà che gli fanno rifrangere e riflettere i raggi della luce con uno splendore particolare, ma notoriamente è il più duro dei minerali conosciuti, dal reticolo cristallino di una semplicità terrificante, in cui gli atomi di carbonio sono disposti a tetraedro.

L’apprezzamento di questa sua pariglia di caratteristiche è ben precedente a una loro comprensione scientifica dettagliata e circostanziata. Probabilmente è un apprezzamento che nasce in India in tempi remoti — ma il nostro nome ‘diamante’ è di ascendenza greca, e ci presenta una di quelle associazioni bislacche e disorientanti che ci fanno amare il mondo classico.

Perché il greco adámas individua sì il diamante, ma insieme indica anche il ferro, o meglio l’acciaio — o insomma una lega di ferro particolarmente salda (si sa che su certe questioni i popoli antichi approssimavano senza grandi crucci). Ad esempio nell’antica tragedia Prometeo incatenato, attribuita ad Eschilo, le catene con cui Prometeo è legato sono ‘adamantine’ non per un iperbolico vezzo fantasy del mito, ma perché sono di ferro proprio duro duro. Un significato perduto, che resta solo in simili cortocircuiti storici.

Già perché oggi ‘adamantino’ vuol dire proprio ‘di diamante’ — o più in genere, visto che letteralmente ‘di diamante’ sono fatte ben poche cose, ‘che ha le proprietà del diamante’. E quali sono le proprietà del diamante? Giusto l’essere saldissimo, durissimo, splendente, trasparente, eterno (più o meno).

Possiamo parlare dell’aria adamantina di una mattina d’inverno, del ghiaccio adamantino che occupava la valle, del riverbero adamantino di uno specchio d’acqua serena.
Ma la questione si fa davvero interessante quando di queste proprietà fisiche si fanno delle proprietà ideali, caratteriali. Il saldo, il duro, il lucente si trasfigurano nell’incorruttibile, nell’incrollabile, nello schietto, nel puro. Ma possiamo domandare all’etimologia un piccolo aiuto per mettere una chiave di volta su questo strano arco di significati.

Dicevamo del greco adámas; i suoi riferimenti al ferro e al diamante sono riferimenti estesi rispetto a un nocciolo di significato più ristretto, centrato sull’inalterabile. Con una certa probabilità siamo davanti a un derivato del verbo dámnemi ‘domare’, con prefisso ‘a-’ privativo. La luce e la durezza del diamante si coniugano quindi in un’indomabilità — e indomabile è l’adamantino. Che sia liliale e immacolabile, brillante e inconcusso, ci si presenta con un’autenticità inflessibile, pulita e radicale.

Una motivazione adamantina spinge avanti in maniera trasparente e invincibile; un’affermazione adamantina è perfettamente chiara, e aliena a qualunque compromesso; una coerenza adamantina non solo è ineccepibile, ma è anche semplice.
Perché quello proiettato dall’adamantino non è un indomabile-selvaggio: questa indomabilità è connaturata alla durezza che non può essere scalfita da altre durezze, alla purezza senza velature.

Parola pubblicata il 27 Aprile 2022