Abominio

a-bo-mì-nio

Significato Avversione, disprezzo; ciò che è esecrabile, infame, vergognoso

Etimologia dal latino abominari ‘respingere un presagio, respingere come cattivo augurio’, derivato di omen ‘presagio’ col prefisso ab- che esprime allontanamento.

  • «Il nuovo edificio costruito in centro è un abominio.»

È una parola estremamente seria, e più complessa di quanto l’abominevole uomo delle nevi suggerisca. L’abominio è innanzitutto un sentimento — aggiungiamolo pure alla nostra tavolozza interiore. È un sentimento di avversione, ma va capito bene.

Il verbo latino abominari, da cui deriva, ha un significato che fotografa un’azione, anzi una reazione molto umana e pesante: il respingere un presagio — omen in latino. Sappiamo quanto l’Antichità tenesse alle divinazioni, dai più solenni vaticini alle sorti più spicce, e che densità di trama avessero nella vita quotidiana; ebbene, un cattivo presagio suscitava una reazione del tutto analoga a quella che suscita ancora oggi: tiè, facciamo le corna. L’abominari è impastato di scongiuri davanti al presagio infausto, che suscita sgomento, repulsione, orrore, disprezzo, vergogna. L’abominio è il sentimento che scaturisce qui.

Non è solo avversione: è esecrazione, schifo, infamia. Posso parlare di come il nonno abbia sempre avuto in abominio ogni procedura medica, dalla misurazione della pressione in su; posso parlare dell’abominio con cui i giornalisti apprendono la notizia tremenda che dovranno dare; posso parlare dell’abominio che suscita una decisione particolarmente avida ed egoista fatta dall’amico. C’è un ‘oh no’ che sfugge flebile, nell’abominio, uno stomaco che si stringe e gira, un istinto di fuga.
Va notato che per lungo tempo è andato forte, con questi significati, ‘abominazione’ — ma negli ultimi cinquant’anni e ancor più negli ultimi venti l’abominio l’ha superato molto in diffusione.

Secondo una progressione normale, l’abominio diventa anche chi o ciò che è esecrabile, infame. E quindi parlerò di come la truce capitana d’impresa abbia lasciato il posto al vertice a quell’abominio di suo figlio, posso parlare di una decisione ostile dell’amministrazione che è un abominio, o di come il gruppo abbia evitato di rivolgere la parola al nuovo arrivato come fosse un abominio.

Il tratto forse più sottile e interessante, che gli conferisce più complessità, è la vergogna turpe che striscia nell’abominio. Non è solo una repulsione orripilata, un rigetto d’infamia, un disprezzo incredulo: Il sentimento di abominio è mortificato da un’indecenza radicale, un vituperio, un’ingiuria disonorevole. Lo sentiamo bene, quando parliamo di come una rivelazione abbia fatto cadere l’amica nell’abominio, del riscatto da un lungo abominio, dell’abominio che un certo fallimento è stato per una persona superba.
Avversione sì, ma estremamente circostanziata in una singola parola, utile per casi gravi di una vergognosa ripulsa d’infamia, o per quando vogliamo scherzarci su.

L’abominevole uomo delle nevi, chimera criptozoologica, oggi tende ad essere rappresentato in maniera simpatica — e difficilmente si ha in abominio ciò che la studiosa natura compie. Le intenzioni di questo nome erano di drammatizzazione, per suscitare il piacere dell’orrore esotico: e va notato che l’espressione italiana è un calco dell’abominable snow man inglese, che inizia a girare negli anni Venti; dopotutto allora era già un secolo che notabili e ufficiali inglesi sull’Himalaya ne denunciavano l’inquietante presenza.

Parola pubblicata il 10 Settembre 2025