Acronimo

a-crò-ni-mo

Significato Nome costituito da una o più lettere iniziali (o finali) di una o più parole

Etimologia composto dagli elementi di origine greca acro- (da ákros ‘sommo, estremo’) e -onimo (da ónoma ‘nome’).

Una parola che dai suoi due elementi soffonde un marcato aroma greco: eco d’acropoli e acrobazie che ci elevano a grandi altezze, eco di omonimi, sinonimi, anonimi che ci concentrano su un nome, su una parola. È subito vertigine d’antichità, che ci riporta in tempi remoti — gli anni ‘60, forse addirittura ‘50. Già perché ‘acronimo’ è un conio moderno, fiorito più o meno in quel periodo in molte lingue europee, capaci di attingere all’internazionale carisma greco (forse la prima attestazione è del tedesco Akronym, negli anni ‘20).

Ora, si può dire con facilità che l’acronimo è una sigla — di cui è un sinonimo molto potente e preciso. Ma ci sono delle differenze, e non solo di tono (acronimo è un grecismo ingegnerizzato in tempi recenti a mo’ di Jurassic Park, moderno ed elegante, sigla è una voce più pronta, vasta e versatile, tradizionale, d’ascendenza latina, terribilmente smozzicata rispetto ai singula signa, ‘abbreviazioni’, da cui nasce).

Infatti è tendenzialmente chiamata sigla l’abbreviazione formata con le sole iniziali di una dicitura composta da più parole (classicamente il nome di un ente, di una tecnologia e simili). Invece l’acronimo (che copre per intero questo significato di ‘sigla’) può valersi anche di lettere successive alle iniziali, magari nemmeno di tutte le parole della dicitura completa, e addirittura può impiegare le finali — finendo per prendere il profilo di una normale parola composta (pensiamo al motel, motor hotel), s’immagina grazie alla versatilità del riferimento all’estremità dato dall’elemento acro-, che ammette testa e coda.

Ad esempio, CGIL è una sigla e un acronimo (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), mentre Polfer è l’acronimo di Polizia ferroviaria, e sarebbe meglio non dirlo ‘sigla’. Insomma, a voler aguzzare il discernimento ci può essere un tratto più addomesticato, nell’acronimo, di un po’ più adattato che nella sigla — senza arrivare all’indolenza enigmistico-poetica degli acrostici, che spesso si costruiscono all’inverso, adattando i termini della dicitura estesa in modo che la sequenza delle iniziali costituisca una parola di senso compiuto e significativa.

È essenziale non pensare che la differenziazione fra sigla e acronimo sia né troppo netta né seguita in modo molto fiscale. Siamo in un regno di sfumature.

Il punto interessante, e ricettacolo d’incertezze su come scriverlo e pronunciarlo, è che l’acronimo ama comportarsi come una parola normale, anche se tante volte non ne ha l’aspetto. Spesso, per maggior disinvoltura, rifugge le lettere puntate (si trova facilmente scritto CNR invece di C.N.R. - Consiglio Nazionale delle Ricerche), non di rado perfino d’essere scritto tutto in maiuscole (l’acronimo dell’Associazione Donatori di Midollo Osseo è ADMO, ma non è strano trovare scritto Admo). Tant’è che capita non di rado, specie ad acronimi stranieri, di essere recepiti come parole di cui quasi nessuno sospetta l’acronimia, anche perché creati in modo da poter essere detti senza filze di lettere impronunciabili: pensiamo al laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) o al radar (RAdio Detection And Ranging).

Una pratica in grande voga, che coglie le didascalie del mondo e le sintetizza, battezzando con nomi volentieri improbabili, ma incisivi, soggetti e concetti in cerca di un’identità riconoscibile.

Parola pubblicata il 07 Aprile 2021