Caracollare

ca-ra-col-là-re (io ca-ra-còl-lo)

Significato Volteggiare col cavallo, specie cambiando mano; barcollare

Etimologia dallo spagnolo caracol ‘chiocciola’.

Questa è una parola scivolosa, perché è affascinante ma ha un significato tutt’altro che limpido. Anche se il senso originale è chiaro, le sue evoluzioni prendono colori inattesi — e in una certa misura, benché comuni e in effetti gagliarde, non sono neanche registrate. È insomma una terra viva da esplorare.

L’animale da cui si svolge tutto il resto, e da cui possiamo provare a farci guidare, è la chiocciola; o meglio, ciò che ci porta significato è la spirale del suo guscio. Ma è un altro l’animale che ci viene in mente quando parliamo del caracollare: il cavallo. Il caracollare è infatti un volteggiare d’equitazione, un manovrare a cerchio (se non proprio a spirale come quel guscio) — che ha trovato diverse applicazioni: da quelle eleganti e innocue da maneggio, in cui con una volta si cambia mano, arrivando alle discipline più raffinate del dressage (che da profani vediamo solo alle Olimpiadi), a quelle militari e letali in cui i cavalieri, susseguendosi in balzi e movimenti a ruota, colpiscono senza sosta a distanza battaglioni asserragliati dietro picche e lance.

Ma quindi perché diciamo che il bambino caracolla nel giardino, che lo zio alticcio caracolla per le scale, che i cani festosi caracollano sul fianco della collina? Il caracollare d’equitazione sembra un’azione così agile, controllata, un volteggiare così netto; descrive dei cambi di direzione sì, ma compiuti con polso, con decisione pulita… invece questi altri usi di ‘caracollare’ sono più dei barcollare, dei saltabeccare.

Mostrano una certa irruente abilità desultoria, perché il bambino fruga elastico e rapido, lo zio ebbro si riprende saltando gradini e piroettando sui corrimano, i cani saettano anche quando rotolano gli uni sugli altri. Ma non sono movenze eleganti. A questo si possono aggiungere usi nei gerghi calcistici e ciclistici, in cui (con un nesso poco perspicuo) il caracollare è un moto incerto, che prende tempo, dissimula l’intenzione.

Insomma, l’atto del caracollare ha avuto una gran presa sull’immaginario dei parlanti, perciò è stato esteso fuor di equitazione. Ma, sembra, lasciando la grazia a cavallo e cavaliere; e assecondando la somiglianza del suono, si è impicciato più che altro col barcollare. Ma poco male: la significativa spirale della chiocciola suggerisce gli archi delle volte esatte dei cavalli, ma anche i giri sdirezionati che si avvitano con meno costrutto.

Parola pubblicata il 07 Marzo 2020