Cesare

cé-sa-re

Significato Imperatore, sovrano

Etimologia voce dotta recuperata dal latino Caesar, cognomen di Caio Giulio Cesare, Gaius Iulius Caesar.

  • «Il loro cesare si credeva più grande di quanto non fosse.»

Sono molti i nomi di persona che passano alla storia, ma sono tanti meno quelli che passano al dizionario. Il caso di Cesare è uno dei più emblematici, capace di trapassare secoli e lingue disparate. E però può riservare dubbi e sorprese.

In certi dizionari si trova riportato che l'equivalenza fra ‘cesare’ e il titolo di imperatore sia dovuto a un'errata tradizione, per cui Caio Giulio Cesare sarebbe stato considerato il primo imperatore di Roma. È un’osservazione piuttosto pedante: potremmo anche questionare l’inclusione di Augusto e dei suoi successori nel novero degli imperatori, almeno fino a Vespasiano, che con la Lex de imperio è il primo ad aver messo nero su bianco quello che fino ad allora era rimasto un ruolo in buona parte informale. Al netto del fatto che si possono dare ricostruzioni nominalmente differenti sull’alba dell’Impero (diciannove secoli fa Svetonio scrisse le Vite dei Cesari, e il primo era proprio Cesare), per certo si deve ad Augusto l’acquisizione del nome ‘cesare’ quale titolo di potere imperiale. Augusto era stato adottato da ragazzo da Caio Giulio Cesare, e da Gaio Ottavio Turino che si chiamava in origine, lui stesso (come consueto) aveva preso dal padre adottivo il nome di Caio Giulio Cesare Ottaviano, poi noto come Augusto: gli succedette col medesimo nome. Ma da dove salta fuori questo nome, Cesare, Caesar?

Innanzitutto chiosiamo che si tratta di un cognomen. Nell’onomastica romana la persona possedeva di solito tre nomi: il praenomen, il nomen e il cognomen. Il primo è quello che si avvicina di più al nostro modo d’intendere il nome proprio (Marcus, Caius, Lucius e via dicendo); il nomen indicava la gens di appartenenza, un’aggregazione di famiglie che condivideva un antenato remoto e culti comuni e comuni luoghi di sepoltura (gens Aemilia, Valeria, Fabia e via e via). Ad esempio giusto la gens Iulia si diceva avesse come capostipite Iulo, figlio di Enea (e che quindi discendesse da Enea stesso, e perciò da Venere). Il cognomen denominava invece la famiglia nucleare, quella più ristretta, ed è l’evoluzione di soprannomi (in una maniera non tanto diversa da quella che sarà la genesi dei nostri cognomi). Si tramanda ad esempio che un antenato di Marco Tullio Cicerone avesse sul viso escrescenze a forma di cece (cicer in latino). Veniamo quindi al nostro nodo: Cesare — Caesar.

L’ipotesi tradizionalmente più accreditata vuole che un avo di Cesare sia nato non di parto naturale ma attraverso un taglio praticato all’addome e all’utero della madre — e Caesar sarebbe un derivato di caesus, participio passato di caèdere, cioè proprio ‘tagliare’. La storia è rimasta famosa, e anche grazie alla fama di Caio Giulio Cesare ha impresso il suo nome su questo tipo di parto, il cesareo. Però sono racconti antichi: questo lo riporta Plinio e ha un certo seguito, ma Paolo Festo avanzava una derivazione da caesàries ‘capigliatura’, sempre in riferimento a qualche avo nato capellone.

Di certo, il riferimento a Cesare e al cesare quale figura di potere supremo ha conservato un carisma unico, e tale appellativo è rimasto un onore ambitissimo. Pensiamo a come la pronuncia di Caesar è stata adattata nel Kaiser di lingua tedesca, imperatore dal Sacro Romano Impero fino agli imperi otto-novecenteschi, o a come, attraverso le antiche lingue slave, sia stato recuperato per Simeone re di Bulgaria nel IX secolo nella veste di zar, adottato nel Cinquecento in Russia anche da Ivan IV, il terribile.

È sempre sottile notare il modo in cui il potere, per legittimarsi ed esaltarsi, cerchi continuamente addentellati, modelli su cui impiantarsi, continuità da proseguire, grandezze da echeggiare — alla fine, gente a cui paragonarsi e storie da portare avanti. Pochi nomi hanno funzionato meglio di quello di Cesare, per questo scopo — e però ci chiede una sottigliezza ulteriore, l’ultima cosa che notiamo.

Caio Giulio Cesare ha avuto un potere particolare, al di là di quello assoluto: certo ha condotto imprese considerate eroiche, e cardinali per lo sviluppo dell’Impero, ha comandato, ha conquistato, ha vinto, ha raccolto ricchezze sterminate. La differenza dalle vicende di tanti altri generali vittoriosi sta nell’eredità: ciò che ha compiuto è stato un la, e lui è stato enigmatico, e ha avuto cura della propria leggenda come pochissime altre persone hanno saputo fare. Certo, con qualche aiuto dai posteri.

Parola pubblicata il 23 Marzo 2023