Coercizione

co-er-ci-zió-ne

Significato Il costringere qualcuno, con forza e minacce, a fare qualcosa che non vuole

Etimologia voce dotta recuperata dal latino coercère ‘reprimere, domare, costringere’, derivato di arcère ‘contenere, tenere fuori’, col prefisso cum-.

Una parola che si fa notare subito per il suo grado di ricercatezza — non troppo alto, ma comunque distinto, con un’aura di precisione distaccata. Magie delle parole con un’origine latina che si fa ancora sentire, e che sanno significare anche il più violento abuso con una grazia botanica.

Possiamo ventilare la possibilità di raggiungere un risultato con la persuasione o con la coercizione, possiamo avvertire come un sistema, sotto una larva democratica, si fondi sulla coercizione, o come la strategia accorta riesca a imporre un esito senza coercizione.

Siamo davanti a un costringere minaccioso, di forza, che vince una volontà contraria in maniera diretta, per soverchiante opposizione. La coercizione reprime il l’avverso e il recalcitrante, obbliga il riluttante, doma, corregge e stringe all’obbedienza. Però ha un profilo inafferrabile: di chi è parente, questa parola?

In effetti nasce da un verbo latino che in italiano non è passato, e che non è più immediatamente riconoscibile in alcuna parola. Però possiamo notarlo in maniera sottile, come scopriamo che edifici moderni disposti in modo insolito sono costruiti seguendo fondazioni romane. Questa fondazione è il verbo arcère, che significava tanto il contenere quanto il tenere fuori. Un verbo vettoriale, che in un verso o nell’altro agisce su un confine. Dal suo concetto scaturisce l’arca, cassa per tesori, ma anche l’esercitare, l’esercire e l’esercito, che variamente indicano un’azione o qualcosa che viene diretto verso l’esterno.

La coercizione quindi ci rappresenta i suoi significati come una pressione, una stretta, un contenimento forzoso nella forma voluta e nel limite imposto da un potere che in questo modo sa e desidera affermarsi. Non un termine aperto e rassicurante.

E il fatto che sia stato recuperato tardi, dopo la Rivoluzione francese, contribuisce a questa sensazione — sottende la ricerca di una parola dotta e calzante per una costrizione (e magari un po’ più aerea, distante dall’immagine pratica dello stringere) quando già lo Stato assomiglia un po’ al nostro. In effetti la sua prima attestazione è negli atti della Repubblica Cisalpina, istituita da Napoleone durante la sua Campagna d’Italia.

Curiosità finale: il fatto che sia un recupero recente e un po’ ingessato è evidente anche per il fatto che non c’è un verbo collegato (non c’è coercìre o coèrcere). Si può usare ‘coartare’, magari, sullo stesso registro.

Parola pubblicata il 24 Aprile 2021