Esornativo

e-sor-na-tì-vo

Significato Che serve ad abbellire, a ornare

Etimologia da esornare, voce dotta recuperata dal latino exornare, derivato di ornare ‘ornare’, col prefisso rafforzativo ex-.

  • «Non c'è una ragione pratica per cui lo chiamano 'maestro'. È esornativo.»

È una parola che a prima vista, se non la si conosce, può trarre in inganno: quel prefisso ex- di solito ci presenta significati differenti, comunicando soprattutto un ‘fuori’ o agendo come negativo — pensiamo alla direzione dell’espellere, oppure al sollievo dell’esonerare. Ci aspetteremmo quasi che l’esornativo, avendo evidentemente a che fare con l’ornare, indicasse qualcosa che ‘toglie una decorazione’. Ma non è così.

Il prefisso ex- è multiforme, e può anche avere un valore rafforzativo, intensivo: pensiamo all’esaudire, che è letteralmente un ‘ascoltare pienamente’, all’esasperare, che è un ‘rendere completamente aspro’, all’elaborare, che è un ‘lavorare con cura’. L’esornativo appartiene a questo club.

Ma perché cercare l’esornativo? Solo per fare i gagà che si pavoneggiano con parole raffinate? Anche, ma non solo.
In effetti abbiamo diversi aggettivi che hanno dei significati analoghi, in particolare il decorativo e l’ornamentale. Sono sicuramente più correnti, ma hanno anche dei limiti — limiti che anzi possono proprio essere letti come frutto del loro uso più intenso.

Hanno una dimensione di funzione di ornamento più prosaica e concreta, legata spesso a espressioni cristallizzate. Sono decorative le roselline sulla torta, decorative nappe, frange e passamanerie, motivi decorativi possono arricchire cornici, capitelli, bordure; sono ornamentali le zucche belle e bizzarre per forma e colore, ornamentali le piante quale categoria merceologica volta ad abbellire gli spazi umani — come un ficus rinsecchito o un tronchetto della felicità giallognolo.

Per contro non diremo facilmente che la guarnizione di zucchero è esornativa, o che sono esornativi i mazzi di fiori sui tavoli d’ingresso. L’esornativo ha una dimensione meno palpabile, più concettuale, propria di un’estetica più ragionata e perfino celebrativa.

Addirittura, se andiamo a consultare fonti un po’ datate, ci accorgiamo che per lungo tempo (a partire dalle prime attestazioni settecentesche, è stato un recupero tardo) l’esornativo non è stato solo fratello del decorativo: era specialmente l’attributo di un genere oratorio classico, tipico di cerimonie pubbliche e commemorazioni — il discorso esornativo aveva in particolare una funzione di esaltazione e lode. Così l’abbellimento si faceva retorico, e perfino edificante.
Questo è un uso desueto, che però ci aiuta a comprendere su che frequenze si muove l’esornativo.

Possiamo notare come sia solo esornativo il modo in cui le persone di un gruppo si chiamano fra loro ‘fratello’ o ‘sorella’, possiamo parlare dell’impegno esornativo del sindaco intento a compiacere i flussi turistici, dei melismi esornativi che arricchiscono un canto, del ruolo esornativo di accompagnatori e accompagnatrici in certi eventi mondani, delle frasi esornative con cui è accompagnato il conferimento del premio. Casi in cui le alternative ‘decorativo’ o ‘ornamentale’ sarebbero risultate perfino svilenti, troppo terragne.

È una parola che si fa notare, e che può avere qualche difficoltà d’accesso; ma oltre alla sua finezza formale, ci offre anche una finezza di pensiero, che riconosce le qualità ornamentali e decorative a un livello che non è il solito — anche se si tratta più o meno sempre della stessa roba.

Parola pubblicata il 17 Ottobre 2022