Estatico

e-stà-ti-co

Significato Di estasi; in estasi; incantato, rapito

Etimologia voce dotta recuperata dal latino medievale estaticus, derivato dal latino cristiano exstasis, prestito dal greco ékstasis ‘estasi’, a sua volta dal verbo existánai, derivato di histánai ‘stare’ col prefisso ex- ‘fuori’.

Di aggettivi così forti non ne abbiamo molti. Non che a questo manchino sinonimi, anche intensi (magari pensiamo al rapito, all’incantato), ma l’estatico schiera la possibilità espressiva di un’impressione radicalmente diversa da ogni altra.

Non è il più quotidiano dei termini — e anzi si trova particolarmente a suo agio in riflessioni di matrice mistica, religiosa. Infatti è stato recuperato dal latino nel Trecento, non è una parola di popolo. In greco esisteva l’aggettivo ekstatikós, ma pare che l’estaticus del latino medievale sia stato una reinvenzione, a partire dall’extasis del latino cristiano.

Il primo rilievo da fare è che si dice estatico ciò che riguarda l’estasi, che è percepito durante (o come durante) un’estasi, o chi si trova in questo stato. E questo richiede subito di capire bene che cosa sia l’estasi — problema non dappoco, visto che è roba trascendente. In quanto realtà mistica potrebbe anche risultare conoscibile… ma sarebbe comunque non comunicabile.

Ciò nonostante, abbozzando il concetto per intenderci, possiamo dire che l’estasi è uno stato psichico di allontanamento dalla realtà, dal tempo — sospeso, esaltato e contemplativo. È una parola che in fondo bara, disegnando solo l’oltraggio di uno slancio fuori di sé — evitando le spine del chi o cosa di noi può essere proiettato fuori di noi, e in effetti con quale approdo e quale sentimento.

Posto questo tono, si può parlare delle visioni estatiche che travolgono la persona che ha la realizzazione mistica, del fuoco estatico che accende l’artista nel compimento della sua opera, della pace estatica in cui era la nonna l’ultima volta che ci ha salutati — così come possono essere estatiche le persone a testa in su nella Cappella degli Scrovegni, o sotto una grande cupola, estatico il trasporto di un pomeriggio durato un attimo. Ma sono estatiche anche le apparizioni che si manifestano a ragazzi e ragazze in piscina d’estate.

In effetti, nel discorso più comune e meno marcatamente mistico, l’estatico si mescola al piacevole, al rapito, all’incantato, al gioioso, al perso in un’ammirazione totale e stupita di uno spettacolo di perfezione — ma tutt’altro che trascendente. Sorte normale per le alte sfere: basti pensare all’estasiato, che pur partendo da premesse analoghe si è fatto tutto lezioso, innocuo, gaudente. Sono parole che parlano di sensazioni conosciute e di sentimenti noti, di effetti sulla nostra attenzione e sulla nostra stessa presenza. Ma non giungono mai a dipingere uno stato psichico esterno sbalzato in un accesso a una verità, a una consapevolezza celeste o interiore, come quello dell’estatico.

Parola pubblicata il 28 Aprile 2021