Fetente

fe-tèn-te

Significato Che emana un lezzo orribile, puzzolente; spregevole, abietto, ignobile

Etimologia dal verbo fètere, dal latino foetère, ‘puzzare’.

  • «Si è dimostrato il solito fetente.»

Quando non vogliamo vedere qualcosa possiamo chiudere gli occhi ed escludere allo sguardo l’orrendo. Quando non sopportiamo un suono, possiamo tapparci le orecchie e rintanarci in un succedaneo del silenzio. Il problema vero è quando non vogliamo sentire con l’odorato, perché, sebbene sia possibile tapparsi il naso (molti di noi lo fanno figuratamente quando vanno a votare) e respirare con la bocca, la cosa non può durare per molto. Gli odori, c’è poco da fare, raramente si possono evitare. Il senso dell’odorato è forse il più ineluttabile, il più primordiale, ma anche, e forse paradossalmente, il più fine.

Sarà per questo che di aggettivi per catalogarli ce ne sono una caterva? Particolarmente vivace è il lessico delle puzze, che, tralasciando i colori vibranti dei regionalismi, va dal compassato maleodorante al sostenuto mefitico, passando per il manzonesco pestilenziale, la minaccia del nauseante, il lezioso olezzante, la prigione dell’ammorbante, la perfidia del fetido. Quest’ultimo è imparentato con un aggettivo che tra le varie emanazioni soffocanti si distingue per poliedricità, ovvero fetente.

Il fetente, attestato nel XIII secolo, è sì il puzzolente, su questo non ci piove. Ha anche un’aura un po’ familiare e indulgente, non preoccupante, di un olezzo che va via con un colpo di spugna e un po’ di sapone. È cugino di fetido perché entrambi hanno il nonno in comune, il latino foetère che si fregia di pregevoli significati quali avere un odore fetido, ripugnare ed essere infetto. La famiglia è bella larga, cugini di secondo grado sono anche fimus, cioè letame, e foedus, ovvero lordo, repellente, brutto, vergognoso, infamante e tanta altra bella roba.

Però fetente si è espanso oltre il campo olfattivo, estendendo le sue mefitiche propaggini fino a quello della morale: fetente è infatti una persona spregevole, che si comporta in maniera disonesta, scorretta, anche criminale. Di conseguenza il meridionalismo fetenzia, attestato nel linguaggio comune all’incirca dagli anni Sessanta e ricorrente, ad esempio, nei romanzi di Camilleri, significa sì sporcizia, ma anche e soprattutto l’azione disonesta, meschina, fino all’oggetto di poco valore, la ciofeca. Da notare che il fetente-spregevole è forse più gettonato del fetente-pestilenziale.

Quindi rimproveriamo il figlio che ha lasciato il bucato a marcire nella lavatrice per giorni, e ora è tutto fetente, tocca rilavare tutto. La lettiera del gatto è fetente e va cambiata con urgenza, te ne occupi tu? Nel quartiere l’aria è fetente, c’è stato un problema con le fognature. Ma la parola è più ficcante, più forte e precisa quando la usiamo per dire che l’uomo che ha truffato la povera anziana è un vero fetente, speriamo lo mettano in prigione! Quel fetente del vicino ci viene a rubare le arance di notte, tocca tendergli un agguato. O ancora, con ironia e goliardia, biasimiamo quel fetentone del nostro amico che si è fatto offrire due birre, di nuovo.

Parola pubblicata il 29 Giugno 2025