Galateo

ga-la-tè-o

Significato Complesso di regole relativo alle buone maniere, alla buona creanza

Etimologia dal nome del manuale di costume del monsignor Giovanni Della Casa, titolato Galateo in onore del dedicatario, Galeazzo Florimonte: ‘Galateo’ è italianizzazione di Galatheus, forma latineggiante di Galeazzo.

Come vanno ordinati i bicchieri da acqua, da vino rosso e da vino bianco rispetto al piatto? La forchettina da ostrica va a sinistra o a destra? Al momento dell’incontro, quale persona deve presentarsi per prima?

Oggi, popolarmente, pare che il galateo sia questa roba qui. La questione è sottile, ha origini interessanti ed esiti intriganti. Potremmo dire che si tratta del complesso di norme relativo alle buone maniere, come spesso si trova sintetizzato nei dizionari — ma non sarebbe una definizione completa, che coglie il punto.

Tutto ha inizio poco dopo il 1550: monsignor Giovanni Della Casa è stato per lunghi anni nunzio apostolico a Venezia — il che significa che è stato ambasciatore del papa presso una superpotenza mondiale al suo apice. Senz’altro un uomo di mondo, nonostante il ruolo pastorale. Volle scrivere (peraltro in un italiano subito accolto nel miglior canone della lingua, ancora godibilissimo) un manuale sui costumi e sui modi da adottare in società, e lo volle dedicare a una persona, un suo collega, che a quanto pare lo ispirò in questa attenzione alle maniere mondane, il vescovo Galeazzo Florimonte, Galatheus in latino. L’opera che ne risultò è passata alla storia proprio come Galateo, dal nome del dedicatario.

Ora, nel Galateo di Della Casa non si trovano quelle regole astruse e bellamente arbitrarie che spesso intendiamo come parte del galateo. Nel Galateo originale si trovano (rivolti a un giovane educando) consigli estremamente ragionevoli, e anzi terragni — tanto da essere spassosi: le sue raccomandazioni fanno pensare per contrario ai comportamenti che di solito venivano tenuti. Evitare a tavola di «ridurre nella imaginatione altrui» «cose laide o fetide o schife o stomachevoli»; se si vede per strada «cosa stomachevole», è buona norma evitare di «rivolgersi a’ compagni e mostrarla loro». Se qualcosa puzza, non porgerla al fiuto altrui dicendo «Deh, sentite di gratia come questo pute!», ma avvertire piuttosto «Non lo fiutate, perciò che pute». Consiglia ai camerieri di non sputare mentre stanno porgendo piatti e coppe, caldeggia di non mettere il naso su bevande e pietanze altrui poiché «dal naso possono cader di quelle cose che l'uomo ave a schifo» — e prosegue con sensatissimi consigli su come adeguarsi al tenore dell’occasione risultando piacevoli, evitando discussioni e attriti inutili, e su come porsi in modo chiaro, onesto, spiritoso, virtuoso, armonioso. Una lettura raccomandabile ancora oggi (il testo integrale si trova facilmente online, per esempio qui).

Però, senza che la sua ragionevolezza ci appaghi, nel galateo si può leggere di più rispetto a un consiglio che oggi qualunque figura educatrice darebbe a chi deve educare — qualcosa che dà ragione delle evoluzioni di bon ton, etichetta, protocollo.

Il galateo è testimonianza di una società alta che trova nel conformismo una malta di valore sovrano. Della Casa è un personaggio al vertice del potere, e il Galateo è una grammatica di quel potere — tanto che, per gelosia sacerdotale ed esclusiva, i galatei sono sovente non scritti. Non si possono apprendere come una disciplina essoterica, aperta e disponibile: sono saperi normativi che restano in larga misura riservati, e la cui arbitrarietà avulsa dalla ragione è garanzia di inaccessibilità, e perciò presidio di selezione sociale.

Ciò nondimeno, come il Galateo originale oggi ci testimonia, la galassia della buona creanza ha anche molto di sensato; e la sua concezione sistematica, globale, comprensibile in un trattatello, ha votato il nome stesso del galateo a più vaste ampiezze. Il galateo diventa, in modo squisitamente generico ancorché settoriale, un insieme di regole di buon comportamento: si può parlare di galatei linguistici, di galatei professionali con cui chi è alle prime armi deve ancora impratichirsi; parleremo di come lo zio forse debba rispolverare un po’ di galateo quando lo vediamo soffiarsi il naso con la tovaglia, e commenteremo positivamente qualche simpatico strappo a un galateo un po’ ingessato. L’accezione ha le sue rigidità ma è sostanzialmente positiva.

Parola pubblicata il 08 Dicembre 2021