Geopolitica

ge-o-po-lì-ti-ca

Significato Studio della relazione fra geografia e politica; politica internazionale

Etimologia composto di geo- e politica.

  • «Hanno parlato a lungo di scenari di geopolitica.»

Le parole non sono persone, eppure può accadere che la loro vita — una vita significativa, onesta e stabile, quella a cui ambisce ogni parola che si rispetti — subisca una svolta. Aveva il suo significato, preciso e senza sbavature, ma ecco che la massa della gente che parla bussa alla sua porta: intrasente in lei una nuova possibilità espressiva da non perdere, la strappa alla sua routine e tutto cambia.

La parola ‘geopolitica’ è in vista come poche altre e sta vivendo un periodo di grande, clamoroso successo. E lo sta vivendo con un significato dai contorni più incerti del solito. Già, perché dobbiamo domandarci: che vita aveva vissuto fino all’altro ieri? Che cos’era la geopolitica in origine, e prima che avessimo la recente, dura realizzazione che la Storia non è finita, e quindi i nostri ragionamenti iniziassero a bazzicare di più le piazze dei grandi disegni politici internazionali?

La geopolitica nasce come disciplina specifica, che possiamo rappresentare in modo essenziale come lo studio della relazione fra geografia e politica. La messa a fuoco è stretta, e la prospettiva ha un’aria d’altri tempi.
Quando alla fine dell’Ottocento il geografo svedese Rudolf Kjellén coniò l’omologo del termine ‘geopolitica’ e gettò le basi della disciplina, questa aveva una caratterizzazione ricorrente per l’epoca. In particolare, da un lato aveva una notevole propensione al determinismo (conoscendo le caratteristiche di un sistema, ad esempio quelle geografiche di un sistema politico, la sua evoluzione risulta determinata e prevedibile), dall’altro un’idea delle nazioni come entità biologiche (forse il libro più famoso di Kjellén è Lo Stato come forma di vita) che si comportano secondo una declinazione del darwinismo. È insomma un discorso molto tecnico su come il potere politico si comporta nello spazio geografico, secondo lo spazio geografico.

È una disciplina che ha avuto alti e bassi di prestigio e considerazione, nell’ultimo secolo: ha subito una maturazione scientifica, anche facendo i conti con certe branche e approcci da pseudoscienza. Comunque insiste su un ambito di studio a cui si interessano (non sempre separate da confini netti) altre discipline — per dirne alcune: relazioni internazionali, geostrategia, geoeconomia, scienze politiche, geografia politica. Ma oggi, nel discorso corrente, la geopolitica è altro.

Beninteso: “nel discorso corrente” non significa automaticamente “nei discorsi bassi”. Anche le parti migliori della politica e del giornalismo si riferiscono alla geopolitica con un senso nuovo, che non è quello tecnico che abbiamo tratteggiato. Pur senza poter individuare un significato troppo netto, per ‘geopolitica’ di solito s’intende ‘politica internazionale’ — magari in un paradigma globale, ma anche come semplice politica estera.

Se parlo degli interessi geopolitici di uno Stato, allora parlo di interessi che fa valere sullo scacchiere internazionale (con implicazioni più ampiamente strategiche, piuttosto che strettamente geografiche). Se parlo di come il festival artistico internazionale un rilievo geopolitico, parlo di come vi entrino interessi politici di prospettiva globale. Se parlo di come un certo investimento sia determinato da una certa visione geopolitica, parlo di come una scelta economica sia determinata da una visione del proprio posto nel mondo, fra altri Stati e altri interessi.

Ecco il vantaggio seducente che ci ha portato a rapire la geopolitica dal suo quieto ufficio: questo ambito di significato, il concetto, la dottrina della contrapposizione e della sinergia delle forze statali su questa Terra, è un caos di diciture non univoche, con differenze minime e sfumate — e spesso lunghe, enigmatiche, non incisive per le necessità del discorso corrente.
La geopolitica — la nuova, comune idea di geopolitica — trascende il geo- quale riferimento alla disciplina geografica e recupera idealmente il greco originario, cioè la Terra, figura del globo e del globale, e lo cuce sulla politica. Così la geopolitica diventa in maniera più immediata, senza troppe premure di precisione, la politica globale, una politica internazionale consapevole e di grande cabotaggio — come la politica internazionale vorrebbe sempre essere. Allude a tutto senza impigliarsi in niente di troppo definito.

È un uso non solo rampante, ma interessante: ci testimonia come è che la lingua — o meglio la compagine di chi la parla — sia in grado di selezionare il proprio lemma-campione fra termini che già esistono, prossimi eppure diversi, al fine di colmare una lacuna non intellettuale ma comunicativa, al fine di assolvere in maniera gagliarda a un ruolo di rappresentazione espressiva.

Parola pubblicata il 02 Marzo 2024