Integralista
in-te-gra-lì-sta
Significato Che tende ad attuare i principi della propria dottrina senza compromessi e in modo intollerante
Etimologia da integrale, a sua volta da integro ‘intero, completo, probo’, voce dotta recuperata dal latino integer, letteralmente ‘intatto’.
- «Non c'è modo di farlo sgarrare, è un integralista.»
Parola pubblicata il 13 Luglio 2023
Se il suocero usa solo e soltanto farine ottenute senza raffinazione, che contengono tutte le parti del chicco del cereale, è un integralista? Forse.
Questa è una parola scabrosa, che si sente echeggiare in contesti spesso gravi, impastati di rabbia, paura, fanatismo. A peggiorare la situazione interviene la confusione con termini che sono usati scioltamente come sinonimi anche se non lo sono (integralista è più o meno anche fondamentalista, no?). Ma guardiamolo meglio, questo integralismo, e forse ci si mostrerà come tratto più complesso e problematico di quel che può parere da un titolo di giornale.
‘Integrale’ è un aggettivo che ci presenta la qualità dell’intero, del totale, di un uno senza fratture, mancanze. Messo così non pare un attributo negativo, anzi: spesso un predicato d’integrità significa un modo d’essere virtuoso — pensiamo all’integerrimo, al tutto d’un pezzo, alla dimensione della coerenza. Addirittura, l’origine etimologica di questi concetti ci conduce al non toccato, all’intatto. Ma ecco, se questa qualità viene fotografata en passant come caratteristica personale, come tratto di scelte e condotte, sembra innocua e anzi apprezzabile; se invece inizia ad avere un respiro strutturale più ampio, abbracciando dottrine e principi di articolazione maggiore, ecco che ci tremano le vibrisse.
Già perché in realtà non abbiamo proprio questa sicurezza monolitica del fatto che l’integrità sia sempre sempre positiva. Viviamo serenamente il paradosso che anche la posizione media, la flessibilità, l’adattabilità, la laicità, lo strappo, l’eccezione, l’incoerenza e il compromesso abbiano dei profili non solo di pregio pratico da Realpolitik, ma virtuosi. Senza trascendere, questo forse avviene perché è la nostra posizione ad essere relativa. Spesso ci piace incensare le rigidità che apprezziamo, e ci piace che altrui — in ciò che non ci piace — sia flessibile.
In questo quadro l’integralista si pone come figura estrema, estremamente sbilanciata in una paradossale composizione di virtù. Adotta un sistema ideale — ad esempio politico o religioso — percorrendo la via di una coerenza intransigente, di un’aderenza assoluta che viene testimoniata in ogni singolo aspetto della vita.
Può anche darsi che sia una tendenza privata, addirittura intima — come la scelta integralista dell’amico che è andato a vivere in una campagna remota e non mangia niente che non abbia cresciuto o raccolto con le proprie mani, o l’idea integralista della collega che rifiuta di leggere qualunque giornale e informarsi su qualsivoglia accadimento corrente, o perfino la sconveniente condotta di chi è integralista nel dire sempre quello che pensa. In questi casi l’integralismo dell’integralista, pur estremo, sa essere piuttosto umbratile.
Acquista di visibilità e potenziale oppressivo quando si fa forza sociale, e l’integralista si moltiplica in una compagine di forze radicaliste, massimaliste, che piegano in modo più vasto la realtà al fine di farne la più compiuta traduzione di una dottrina, senza spiccare per tolleranza. Ma il radicalista ha un tratto più intellettuale, ideologico, che si distingue dal carattere pervasivo a tutto tondo dell’integralista; e il massimalista è slanciato in un progetto da realizzare nei suoi massimi termini, mentre l’integralista ha una dimensione più interiore, e non si distingue per la volontà di condurre in porto grandi piani complessi — inizia da sé. Il fondamentalista, invece, nonostante l’estensione lo voglia parimenti dogmatico e intransigente, ha il proprio tratto distintivo nel ritorno alle fondamenta di un’idea, di un sistema — ha lo slancio a ripartire più autenticamente da una legge, da un testo, da un’ispirazione originale, che sia da interpretare alla lettera (se questo vuol dire qualcosa), senza sovrastrutture.
Viaggiando si capisce come è vivere in Paesi in cui integralisti religiosi e politici dominano la cosa pubblica; l’ecologista integralista suscita sentimenti contrastanti; e col tuo materialismo integralista neghi che i miei sogni siano premonitori.
Resta una parola difficile, per quanto corrente: è importante cercare di non ridurne il significato appiattendolo sul fanatico, altrimenti non ci porteremo dietro il fertile paradosso del nostro giudizio sull’integrità.