Lepore
le-pó-re
Significato Di stile o espressione, argutezza raffinata, eleganza scherzosa; facezia garbata; gaiezza in compagnia; grazia, eleganza
Etimologia voce dotta recuperata dal latino lepos ‘grazia’.
Parola pubblicata il 14 Aprile 2021
le-pó-re
Significato Di stile o espressione, argutezza raffinata, eleganza scherzosa; facezia garbata; gaiezza in compagnia; grazia, eleganza
Etimologia voce dotta recuperata dal latino lepos ‘grazia’.
Parola pubblicata il 14 Aprile 2021
La storia di questa parola — che ha una bellezza struggente — potrebbe intitolarsi la parola che si spense due volte. Ma partiamo dai suoi significati.
Il suo nucleo è la grazia, ma non una grazia generica. Si tratta di una grazia conviviale, che investe comportamenti, espressioni, stile: la sua piacevolezza si declina in arguzie raffinate, in un modo d’essere elegante senza rigidità, e anzi scherzoso, in uno spirito di gaiezza in compagnia. Per estensione diventa lo scherzo, la facezia in sé, e perfino le qualità di grazia nelle movenze ed eleganza leggiadra. Possiamo parlare di come nel lepóre di uno scambio di parole si possa scorgere una stretta complicità, o del lepóre di una narrazione tornita, faceta e senza sbavature, del lepóre delle espressioni che l’amica ci scrive in chat, dei motti e lepóri che l’ortolano riserva a ogni cliente, del lepóre festivo che anima la tavolata, del lepóre con cui balziamo giù dal muretto, schiantandoci al suolo.
Oggi è un termine raro e letterario, anche se nel nostro passato letterario, a partire dal suo recupero trecentesco, ha avuto una grande fortuna. Il fatto curioso è che qualcosa di analogo è accaduto anche al lepos latino, che è caduto in disuso sul finire della Repubblica — e che è rimasto fissato nel latino classico, letterario, dal quale hanno attinto secoli dopo i dotti medievali.
Forse il suo carattere, così meravigliosamente piacevole, paradossalmente la rende una parola poco adatta. Al netto del fatto che c’è più trivialità che lepore, al mondo, abbiamo spesso delle remore a usare parole che con troppa eleganza significano condizioni eccezionalmente belle — magari, più che per non rovinare l’incanto, solo per non sviolinare.
Inoltre, al contrario dei momenti di spaesamento, disagio, sofferenza, i momenti di beato lepóre non ci lasciano pieni d’interrogativi — quelli che alla fine ci portano a ricercare le parole più adatte. Di emozioni positive ne abbiamo essenzialmente una — e quella ci basta sfocata, senza farne l’anatomia.
Perciò è importante il lepore: perché la conoscenza e l’uso di una parola del genere custodisce una sfumatura di eutrapelia, di felicità.
Se qualcuno ne ha notato la vicinanza con la lepidezza che deriva dal lepido, non è fuori strada: sono parenti, anzi sinonimi, con solo qualche sfumatura di differenza — la lepidezza marca meno l’eleganza, più lo spirito arguto. Ma se in latino sia il lepidus che deriva dal lepos o viceversa, è ancora dibattuto.
E il lèpore? Già, questa è una variante di lepre, ma come vedete mi è sfuggita.