Machiavello

ma-chia-vèl-lo

Significato Astuzia, tranello, espediente; persona astuta, spregiudicata, senza scrupoli

Etimologia dal nome di Niccolò Machiavelli (1469-1527), scrittore e pensatore politico fiorentino.

  • «Attenzione, la sua proposta è un machiavello.»

La qualità del machiavellico ha sempre un’aura sottile e un po’ astratta — di quell’astrazione propria della pensata, della macchinazione. Dopotutto, il machiavellico è l’astuto, il privo di scrupoli, un aggettivo buono per trame e doppiezze. Il machiavello — complice anche un suono più seduto, senza lo svolazzìo della sdrucciola — è un nome che dà una concretezza brillante a ciò che ha la qualità del machiavellico, tranello o persona astuta che sia.

Il motivo per cui quando si parla di Niccolò Machiavelli si parla di furbizie, inganni, complotti e macchinazioni spregiudicate, è largamente noto. Nel 1514 vide la luce il suo Il Principe, un libretto che avrebbe avuto un grandissimo successo, e che si pregia di una dissimulazione meravigliosa: mentre si propone esplicitamente di educare il potente su come si acquista e conserva il potere, fissando il cardine della ragion di Stato, educa anche il popolo su com’è che i potenti acquistano e conservano il potere. Secoli dopo, Ugo Foscolo, parlando di Machiavelli nel suo Dei sepolcri, lo indicherà come «quel grande / che temprando lo scettro a’ regnatori / gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue» — Machiavelli, insegnando il governo, ne sfronda la gloria.

Però il machiavellico è rimasto paradossalmente più superficiale, più piano: ha l’impronta, proverbiale, della filosofia fondamentale del potere esposta nel Principe — il fine giustifica i mezzi. (Anche se, beninteso, il libro è enormemente più fine e circostanziato.) E quindi il machiavellico si approssima allo scaltro, al subdolo e compagnia cantando: parliamo di un piano machiavellico volto a screditare ogni altra candidatura, del personaggio machiavellico che è sempre parte d’intrighi di palazzo. Tutto dritto, tutto anche piuttosto consueto…

Ma dire che è stato smascherato il machiavello condotto ai nostri danni, descrivere il personaggio come un autentico machiavello, spiegare con quale machiavello s’intende raggiungere il proprio scopo (o anche far notare il machiavello di Machiavelli stesso che parla al principe per far intendere al popolo, come faceva Dario Fo), fa piombare la teoria dell’intrigo nella pratica dell’espediente — l’accessorietà dell’aggettivo nella sostanza del sostantivo. L’inganno prende corpo, la persona spregiudicata viene identificata.

È un termine che ha una forma goffa: com’è buffo, simpatico e insieme asciutto, questo derivato a suffisso zero del cognome di una persona! E però di quella forma fa una grazia dritta, così distante dall’alternativa sbrodolata della machiavelleria; e ci rende pronta e riconoscibile nel mondo non una qualità sfumata e sottile, ma paradossalmente una realtà concreta, coi concreti tratti di scaltrezza propri un ingegno che serve il potere e le sue logiche. Non è meno accessibile del ‘machiavellico’, e però riserva una sorpresa di decodifica a chi ascolta. Una risorsa non solo acuta, ma davvero piacevole.

Parola pubblicata il 25 Aprile 2023