Nesciente

ne-scièn-te

Significato Che non sa, che non conosce

Etimologia voce dotta recuperata dal latino nesciens, participio presente di nescire ‘non sapere, non conoscere’, derivato di scire ‘sapere’, con ne- negativo.

Quella dell’ignorante è una qualità complessa. L’ignorare da cui nasce ci pare un verbo neutro, ma spesso immaginiamo l’ignoranza come un carattere totalizzante, perché abbiamo in mente l’eventualità che intrida ogni tratto della persona, che incida sulla civiltà stessa di qualcuno, ma altrettanto spesso ci dichiariamo ignoranti rispetto a un certo argomento, a una certa questione, come naturalmente riguardo a molto siamo. Eppure, anche in questi casi circoscritti, onesti e inevitabili, ‘ignorante’ è sempre una parola con un sapore preciso e forte di cui talvolta faremmo a meno.

E però ha poche alternative. L’ignaro ha una marca d’inconsapevolezza tontacchiona da preda che sta per essere predata, di chi sta per mettere il piede nella trappola; l’impreparato ha un tratto scolastico spesso indigeribile; il profano si mantiene convenientemente sul vago, dipingendoci dei misteri impenetrati come contraltare un po’ caricaturale. Di particolare valore potrebbe essere l’essere digiuno di (sono digiuno di politica estera, di economia), che ventila l’immagine di un pasto ancora da fare: frammette al significato d’ignoranza una mediazione figurata che spostando l’argomento da testa a pancia da un lato lo stempera, dall’altro lo sfoca. Come in molti casi del genere, c’è un avventore rimasto in silenzio in un angolo della locanda, che a questo punto vuota il boccale e cala il cappuccio.

Nesciente è un termine antico, recuperato dal latino addirittura già a metà del Duecento, cent’anni prima dell’ignorante. Lasciato a lungo a maggese, conserva un sapore latino più dei suoi sinonimi — sapore che sa sempre di pulizia, di eleganza, di discernimento. Si pone al livello di registro di quando, meno raramente, dichiariamo di avere o non avere scienza di qualcosa per dire che ne sappiamo o no. Ci permette di affermare con distacco lucido e tutt’altro che ingenuo che non sappiamo qualcosa, senza interferenze di giudizio negativo.

Così l’autrice inserisce una nota di spiegazione per il lettore nesciente, tirando le fila della questione noto su che cosa sono rimasto nesciente, e da spettatore nesciente delle cause del litigio non posso avere idea della parte da cui stia la ragione.

Individuare un campo che è ignoto a sé o ad altri non è un atto da ingegno ignaro: e per marcarlo, una parola più lustra del solito (di quelle passate in bocca a scrittori, eruditi e mistici di Medioevo e Rinascimento) può essere utile, specie se la sua vicinanza con altri termini dello stesso ramo etimologico la rende così immediatamente comprensibile fin dal primo incontro.

Parola pubblicata il 25 Agosto 2020