Schiappa

schiàp-pa

Significato Lunga scheggia di legno; persona incapace in un’attività

Etimologia da schiappalegna, composto col verbo schiappare ‘spaccare ceppi’, forse dal latino tardo capulare ‘mozzare’.

  • «A calcio siamo delle schiappe ma ci divertiamo un sacco.»

La schiappa, in un registro relativamente colloquiale, è una persona incapace a fare qualcosa, che in un certo ambito è buona a nulla. Ma questa qualità di incapacità non è vaga, inane, arida e passiva. Ha un rigoglio di sfumature vivaci.

La qualità della schiappa è attiva: la sua resta un’attitudine positiva, a dispetto della scarsa qualità dell’attitudine. Guardiamo i suoi dintorni: l’incapace qualifica, copre con un manto rigido di giudizio — pensiamo alla gravità con cui si fa sostantivo «Ecco l’incapace, che ci fai ancora qui?». L’incompetente ha una grottesca, supponente grinta burocratica. L’inetto è secco, sprezzante, ostracizzante.

Beninteso, non che ‘schiappa’ sia complimentoso, ma comunque riesce ad affermare una certa vitalità, una sfumatura d’indulgenza. Tant’è che, nel mazzo dei sinonimi, è quello che più volentieri usiamo per fare autoironia. Suonerei brusco in modo poco divertente a dire «A cucinare sono un incapace»; se dico «A cucinare sono una schiappa» il gioco funziona. E pensiamo anche a quali sarebbero potute essere le alternative al titolo della fortunata serie di libri “Diario di una schiappa”.

Perché se possiamo avere qualche remora a darci d’incapace, d’incompetente e simili, non c’è persona che non accetti serenamente d’essere una schiappa in qualcosa. E forse la sua accettabilità, come vedremo, è anche da collegare al suo uso riguardo alle capacità di gioco. Diciamo che è una parola che rivela una certa consapevolezza — ma da dove salta fuori?

La schiappa ha il primo significato di ‘scheggia lunga di legno’, di quelle buone per accendere il fuoco. Si tratta di un derivato dell’antico verbo schiappare, cioè ‘spaccare’, riferito a ceppi e legna (forse questo è dal latino tardo capulare ‘mozzare’, ma il dibattito non è spento).

La nostra schiappa umana è l’abbreviazione di schiappalegna — e probabilmente la zona d’origine è milanese (s’ceppalègna), prima di diffondersi a Roma e nel resto d’Italia nell’Ottocento. La figura di riferimento del nostro immaginario è quella del taglialegna che cala in città e si guadagna da vivere facendo a pezzi più piccoli i pezzi grossi di legna. Un lavoro importante e di forza — certo non un lavoro da ebanista, però, e difficilmente lo riconduciamo a regole d’arte, anche se una minima arte serve. Così la schiappa diventa chi è poco abile — subito ampliato in chi è poco abile al gioco. È anche la dimensione ludica, acerba ma leggera, a pesare sulla complessione dei significati della schiappa.

Così soprattutto siamo schiappe a briscola — e la zia infatti, quindici coppe di briscola del circolo Il Castagnaccio nel palmarès, non vuole mai stare in coppia con noi; siamo schiappe a Super Smash Bros. e ci limitiamo a pigiare velocemente i pulsanti a caso; e siamo delle schiappe a pallanuoto, anche se riusciamo sempre a non affogare.

Una parola senza blasone, a cui non vengono fatte frequentare aule prestigiose, e che però ha una tornitura di significati che tante altre parole del suo campo semantico non hanno.

Parola pubblicata il 20 Maggio 2022