Sdrucito
sdru-cì-to
Significato Scucito, strappato, logoro
Etimologia etimo discusso; forse in ultima analisi dal latino trusàre ‘sfregare’, o da resùere ‘scucire’.
- «Si è presentato con una giacca sdrucita.»
Parola pubblicata il 26 Dicembre 2024
sdru-cì-to
Significato Scucito, strappato, logoro
Etimologia etimo discusso; forse in ultima analisi dal latino trusàre ‘sfregare’, o da resùere ‘scucire’.
Parola pubblicata il 26 Dicembre 2024
Non ci dobbiamo sempre impuntare sull’etimologia, perché non di rado il segreto meraviglioso di una parola è il suo risultato.
Qui stiamo parlando di tessuti scuciti, strappati, consunti. Forse ci arriviamo nella lingua di popolo a partire da un trusàre che nel latino classico valeva ‘sfregare’, da cui anche lo strusciare e lo sdrucciolare. Forse ci arriviamo a partire da un resùere ‘scucire’, con aggiunta nel parlato di un doppio prefisso, ex- e de-. Ma lo sdrucire è una materia povera, quotidiana, spicciola — e questo è ciò che ci interessa, perché ogni significato dal maestoso potere comunicativo viene cotto nel suo atanor, e l’atanor della lingua del volgo cuoce con fiamme straordinarie.
Lo sdrucire non è scucire — si scuce anche sartorialmente, per rinnovare un abito. Lo sdrucire non è strappare — non è sdrucita la camicia rimasta presa un irreparabile momento nella porta. Lo sdrucire non è logorare — non è sdrucito il paio di pantaloni ormai quasi trasparenti. Lo sdrucire però è tutto questo insieme.
C’è qualcosa di indecoroso, nel modo che ha lo sdrucito d’esser liso; le scuciture sono strappate, gli strappi sono logorati. Lo sdrucito ci racconta il raggiungimento di uno stato indegno da parte di un tessuto, di un capo — in maniera più completa del liso, anche se ancora con la parvenza di un capo. Perché, per intenderci, non si arriva all’estremo dello sbrindellato e dello stracciato.
Posso parlare dei calzoni sdruciti che conservo per fare i lavori in giardino e con cui ho in ventura di accogliere qualcuno d’importante; posso parlare di come alla nonna la mia giacca di moda paresse semplicemente sdrucita; posso parlare della persona con vestiti sdruciti che mi chiede aiuto, e ha l’aria di starsela passando davvero male.
Ma una figura così forte e consueta, così sintetica ed eloquente, non poteva trattenersi in discorsi di tessuti. È ormai sdrucito il libro passato da tante mani che l’hanno sfogliato senza posa; stanotte dormo in una stanza dalle pareti sdrucite; la strada per arrivare all’agriturismo è asfaltata, ma l’asfalto è sdrucito; la barca a vela su cui siamo stati invitati risulta essere una bagnarola sdrucita; e conosciamo una persona che deve aver avuto una certa bellezza, ma che adesso appare sdrucita. Sdrucito il ricordo di un luogo, o di una persona, che pure era importante.
È un aggettivo che riesce a collocarsi in un punto d’equilibrio, ad attingere a caratteri differenti per prendere in un solo mannello un tratto complesso di mondo. Da dove sia partito è interessante, ma non fondamentale: arriva dove lo scucito, lo strappato e il logoro trascolorano gli uni negli altri, con una durezza di suono che mette in musica questo peculiare crepuscolo. Una parola imperdibile, per chi ama i tratti giusti, e dal viso domestico, familiare.