Smielato

smie-là-to

Significato Eccessivamente dolce; sdolcinato, stucchevole

Etimologia da mielato, derivato di miele, che è dal latino mel.

Per quanto universalmente apprezzato per la dolcezza e le proprietà medicamentose, il miele, nella lingua, si trova al centro di un circolo di giudizi cristallizzati che spesso lo prendono a paragone di eccesso, e a segno di doppiogiochismo. Giudizi molto interessanti, che nello smielato si vedono particolarmente bene.

Va subito notato che ‘smielato’ può anche essere il participio passato di ‘smielare’, l’operazione fatta dall’apicoltore quando leva il miele dai favi; ma nel caso che ci interessa qui, lo smielato è un derivato di ‘mielato’, aggettivo un po’ desueto che ha un doppio significato.

Da un lato il mielato è linearmente ciò che è stato addolcito col miele — quindi si può parlare di liquori mielati, di pani mielati e via dicendo. Ovviamente è anche ciò che ha la dolcezza del miele. E questo, dall’altro lato, viene accolto nel significato di affettato, falsamente dolce. Una cortesia mielata è una posa di cortesia; un’attenzione mielata simula una cura; un tono di voce mielato può celare inganni e veleni — come senza significati alternativi ci racconta il mellifluo.

La dolcezza del miele può essere infida perché è in grado di coprire l’allarme che ci dà l’amaro, e quindi in genere nascondere un pericolo. Curiosamente lo smielato, con un prefisso ‘s-’ di semplice valore derivativo, flette dall’ambivalenza doppiogiochistica del mielato, e si orienta sulla dolcezza innocua dello stucchevole, sull’esagerazione piatta di dolcezza. In una sua variante ora non più in voga, ‘smelato’, c’era ancora un certo riferimento a quell’ambivalenza, ma ora è decisamente recessiva.

È smielata la commedia romantica che si sviluppa a colpi di cliché smaccati, smielata la poesia d’amor dedicata a chi ci fa battere il cuor, smielato l’aforisma iperbolico che spiega il sentimento umano. Certo, lo smielato, presentato così, non è gradevole; anzi ci permette di comunicare il concetto di come una sensazione tendenzialmente piacevole, come il dolce, muti quando è troppa e sola, senza contrasti. La commedia romantica che contenga anche il sale dell’ambiguità, l’amarezza della malinconia, l’acidità dell’acrimonia, è più difficile che a parità di dolcezza risulti smielata.

Ciò nonostante lo smielato non merita quello sprezzo compiaciuto, esperto e venato di cinismo con cui è volentieri pronunciato; svela un tipo di mediocrità sdolcinata, ma ciò nonostante schietta — che a volte è proprio ciò che ci vuole. Si devono sempre tenere presenti le parole del grande critico culinario Antoine Ego: “[…] nel grande disegno delle cose anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale”. Parole che esse stesse possono dirsi smielate.

Un ultimo rilievo: se la vecchia variante ‘smelato’ è recente, attestata negli anni ‘50, ‘smielato’ pare diffondersi in maniera più rilevante addirittura solo negli anni ‘90. Insomma, è stata appena smielata dal favo della lingua.

Parola pubblicata il 11 Febbraio 2020