Sornione
sor-nió-ne
Significato Che dissimula o non fa trapelare quello che sente o pensa, specie celando un’astuzia pronta; smaliziato
Etimologia etimo incerto.
- «Perché mi guardi così, sornione? Non dirmi che sai la risposta.»
Parola pubblicata il 25 Maggio 2022
Alcune parole italiane ci permettono di operare con una complessità di significato davvero sorprendente — e oggi guardiamo la tridimensionalità felina del sornione.
Ci si manifesta alla prima apparenza come una facciata, una facciata di indifferenza, di distacco, perfino di assenza; al massimo, può dare l’impressione di un’enigmatica bonomia. Ciò che pensa, ciò che sente la persona sorniona (ma è un aggettivo buono anche per animali) non si capisce: un’espressione sorniona non fa trapelare niente di ciò che passa fra mente e cuore.
Eppure, a noi che la vediamo, fa venire il sospetto che che qualcosa ci sia, nel retrobottega, e ci fa annusare perfino una certa dissimulata vigilanza, un’accortezza pronta. Quella sorniona è una maschera — e come tale, con vaga inquietudine, la consideriamo.
Non ci stupiamo se si riconduce con una certa tipicità ai felini, che ci mostrano spesso una quiete impenetrabile, latomica — come quella in cui, secondo il poeta T.S. Eliot sono rapiti i gatti nella contemplazione del loro terzo nome, quello segreto, autentico, ineffabile («When you notice a cat in profound meditation, / The reason, I tell you, is always the same: / His mind is engaged in a rapt contemplation / Of the thought, of the thought, of the thought of his name»). Ma è una quiete che non fa perdere un istante all’azione imminente, e questa sembra essere la promessa del sornione, che così giunge perfino all’esperto, allo smaliziato.
Può essere sornione il sorriso della nonna che durante la partita a scacchi se ne sta tranquilla a braccia incrociate — e abbiamo il timore che qualcosa della sua strategia ci sia sfuggito; nel momento d’urgenza in cui si accavallano problemi diversi il collega che fa il sornione ha probabilmente una soluzione per sparigliarli o per sfilarsi; e quando rientriamo a casa, il gatto che dorme sornione sullo zerbino ci assalirà ai sandali mordendoci l’alluce — «Vuol sempre giocare!» lo assolve la vicina che fuma sul pianerottolo. Da notare, ‘sornione’ può avere tanto una veste di aggettivo, quanto di avverbio e di sostantivo.
Ora, la chiarezza del sornione è lampante, è un tratto che riconosciamo in maniera ricorrente, e che anzi è importante saper notare perché racconta una profondità psicologica, il dietro delle cose. Ma c’è un un fatto curioso.
La sua etimologia è incertissima. Emerge nel Settecento, e le ricostruzioni più recenti fanno capo a una sua variante precedente, susornione, che dovrebbe derivare da susorno ‘suffumigio’; in qualche maniera il modo chiuso in cui si cova col naso il fumo medicamentoso per stasarlo potrebbe preludere all’impenetrabilità concentrata del sornione; le fonti non sono concordi, e c’è chi avanza una derivazione dal francese sournois cioè ‘gattamorta, ipocrita’, c’è chi riconosce un incrocio di ‘sordo’, c’è chi ha tentato di ricondurlo all’ipotetica voce del latino parlato surnia ‘civetta’. Insomma, con una certa armonia anche l’etimologia è sorniona, e ci dovremo accontentare.