Bifronte
bi-frón-te
Significato Che ha due fronti; complesso, che presenta aspetti contrastanti; che muta i suoi atteggiamenti per opportunismo; palindromo
Etimologia voce dotta recuperata dal latino bifrons, composto di bi- ‘due’ e frons ‘fronte, faccia’, epiteto di Giano.
- «Con me si è comportato all'opposto. È una persona bifronte.»
Parola pubblicata il 31 Dicembre 2022
Le religioni antiche, dalla nostra distanza, appaiono sfocate. Ci sembrano per molti versi semplici, con divinità di un grande pantheon che presiedono ciascuna un elemento, a mo’ di Consiglio dei ministri: e sono elementi che ci immaginiamo elementari — guerra e amore, fulmini e mare, morte e fertilità. Ma più si studiano, meno semplici diventano: quale è la sinergia fra Tellus e Cerere, che divinità è Bacco/Dioniso, che cosa rappresentano i titani? Alcune divinità, meno vistose, che non hanno potuto contare su racconti mitologici di quelli folgoranti che sono rimasti impressi nella nostra mente bambina, si sono perdute. O meglio, si sono mimetizzate nel paesaggio.
Bifronte è l’epiteto più noto di Giano. Questo dio è italico, e non si è sovrapposto a divinità greche; anzi nel pantheon italico è il padre degli dei, il primo dio, creatore. È rappresentato classicamente con due fronti, due volti su un’unica testa, uno davanti, uno dietro; il suo nome latino, Ianus, ha anche il significato di ciò a cui Giano presiede: la porta, l’arco, il cancello. Giano bifronte è in effetti il dio delle porte, dei passaggi, e perciò Numa Pompilio gli dedicò Ianuarius, il primo mese dopo il solstizio d’inverno, e perciò nel calendario giuliano figurò come mese di apertura dell’anno — posizione ancora corrente di gennaio: una continuità abbastanza vertiginosa, no?
L’essere bifronte di Giano gli schiudeva il passato e il futuro. Ma questa storia della doppia faccia, nella nostra cultura, è diventata invariabilmente poco rassicurante. Certo può avere un significato del tutto piano — un edificio con due facciate può essere detto bifronte. Inoltre il bifronte ci porgerebbe in metafora anche una chiave di complessità, qualificando qualcosa che mostra due aspetti contrastanti — pensiamo all’esito bifronte di una soluzione, all’impulso bifronte che ci agita, alle interpretazioni bifronti di una poesia o di un film. È un’accezione di bellezza strabiliante, che ha tutta la forza del concetto di un volto duplice, l’assurdità di due volti compresenti ed entrambi veri.
Però il bifronte ci offre soprattutto l’immagine di una persona che per opportunismo si mostra diversa nei suoi atteggiamenti, a seconda di quel che conviene. La nostra idea più comune di una doppia faccia si riferisce più che altro a una mascherata, a una situazione in cui un volto è ipocrita, una declinazione di slealtà — ed è così che arriviamo a parlare della cortesia del collega bifronte che ci aiuta solo quando è visto, della disinvoltura manipolatoria con cui un testimone bifronte dà versioni differenti dell’accaduto a seconda della convenienza, di come solo in gruppo, mettendo insieme tasselli diversi, si realizzi quanto una persona sia bifronte.
È una parola che da un lato si mostra completamente accessibile — il suo significato, la sua immagine ha una trasparenza immediata, tipica delle parole di antica meditazione. Dall’altro, per rappresentare la realtà, sceglie una figura non meno che nobile, ricca come solo le figure del mito sanno essere, veicolo di significati profondissimi… e bifronti.
Peraltro, è anche un altro nome delle parole e delle frasi palindrome, uguali se lette in avanti o indietro (i topi non avevano nipoti, Amalia rimira i lama).