Canguro

Parole bestiali

can-gù-ro

Significato Nome comune di circa 60 specie della famiglia dei macropodidi, di cui la più nota è il canguro rosso

Etimologia dall’inglese kangaroo, prestito dal termine aborigeno gangurru, del popolo Guugu Yimidhirr originario del Queensland.

  • «Che salti! Sembra un canguro.»

Si racconta che il canguro debba il suo nome a un errore di traduzione. Quando il capitano James Cook arrivò in Australia nel 1770 rimase oltremodo sorpreso da questo topo saltellante, diverso da tutti gli animali europei, e chiese ai locali cosa diavolo fosse. Tuttavia glielo chiese in inglese, lingua a loro ignota; perciò gli indigeni risposero qualcosa come: “Non capisco” e il buon capitano lo interpretò come il nome dell’animale.

In realtà la storiella è falsa: gangurru è proprio il nome con cui il popolo australiano dei Guugu Yimidhirr indica il canguro, o quantomeno una delle sue varietà. Tuttavia c’è davvero qualcosa di comico nel fatto che questa parola, diffusa in tutto il mondo attraverso la mediazione dell’inglese, derivi da una lingua usata in un piccolissimo angolo dell’Australia e che oggi conta meno di 800 parlanti. Tutto perché James Cook scelse proprio quel punto per sbarcare.

Ancor più curioso è il fatto che i britannici portarono il termine kangaroo anche ad altri popoli australiani, che la presero per una parola inglese. I Dharug pensarono che significasse “animale commestibile”, e perciò chiesero se anche le mucche potevano definirsi “canguri”. I Baagandji invece battezzarono kangaroo un animale importato dai coloni, che a loro appariva bizzarro quanto il canguro a James Cook: il cavallo.

Ma le avventure linguistiche del canguro non finiscono qui. In tempi più recenti si è diffusa nel mondo anglofono l’espressione kangaroo court, ossia un tribunale che solo apparentemente amministra la giustizia, mentre in realtà intende condannare gli accusati a qualunque costo. Un concetto che, per la verità, non è per nulla allegro, dato che è una delle armi predilette dai regimi totalitari. Non si sa neppure bene come un’immagine così surreale sia stata associata a un fatto così serio; forse per la velocità con cui i membri del tribunale “saltano” alle conclusioni.

Del resto è per un’analoga immagine che il canguro è entrato nel lessico giuridico italiano. Indica infatti una prassi parlamentare, che consente di votare gli emendamenti raggruppando quelli di contenuto analogo, cosicché, se il primo è approvato o bocciato, tutti gli altri seguono la stessa sorte. Da qui anche derivati fantasiosi come il verbo “cangurare” e l’aggettivo “cangurabile”.

Oltre alla velocità dei suoi balzi, però, il canguro è celebre anche per il marsupio, in cui i piccoli soggiornano per almeno tre mesi dopo la nascita e saltuariamente anche nei mesi successivi. Per questo motivo in linguistica le “parole canguro” sono quelle che contengono tutte le lettere di un’altra parola di significato simile, che devono essere nel giusto ordine anche se non necessariamente adiacenti. Ad esempio “onorabile” racchiude la parola “nobile”, “rincretinito” comprende “inetto”.

Alcuni contano tra le parole canguro anche quelle etimologicamente connesse, come “infiammabile” che contiene la parola “fiamma”. Altri invece rifuggono sdegnosamente questa scorciatoia. Esistono anche i “gran canguri”, che contengono due parole una dentro l’altra; per esempio “decaffeinato”, che racchiude “caffeina” e “caffè”. Mentre gli “anti-canguri” contengono una parola di significato contrario; per esempio “retto” racchiude, in modo filosoficamente interessante, “reo”.

Il richiamo al marsupio giustifica anche il fatto che, in spagnolo, la baby sitter sia soprannominata “cangura”. Inoltre l’unione delle due caratteristiche proprie del canguro – la velocità e l’accudimento dei piccoli – l’ha reso il simbolo ideale di Deliveroo, compagnia internazionale che consegna il cibo ordinato via web. Coi suoi balzi possenti, insomma, il canguro è arrivato proprio dappertutto.

Parola pubblicata il 12 Giugno 2023

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.